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L'immensità della notte: trama, trailer e recensione del film

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Recensione dello sci-fi mistery L'immensità della notte, film in streaming su Amazon, diretto da Andrew Patterson, con Sierra McCormick

Se siete a casa e magari siete appassionati di cinema, magari di generi come lo sci-fi, mistery, presenze aliene… c’è un film che fa per voi. Si chiama L’immensità della notte e lo trovate in streaming su Amazon Prime. Il film è l’opera prima del promettente cineasta americano Andrew Patterson.

Il cast

Cast giovane e interessante per questo film indipendente americano. La centralista Fay è interpretata dall’attrice Sierra McCormick (A.N.T. Farm – Accademia Nuovi Talenti). Lo speaker radiofonico Everett è impersonato da Jake Horowitz (Who you know). Ruoli importanti ai fini della storia sono ricoperti da Bruce Davis (A Deadly Romance) e Gail Cronauer (Newton Boys).

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La trama del film

Anni ’50. La centralinista Fay intercetta al telefono uno strano segnale. Ne parla all’amico Everett che conduce un programma radiofonico, mentre l’intera piccola cittadina assiste alla partita di basket del liceo. Everett decide di trasmettere il segnale alla radio nel tentativo di trovare qualcuno ne sappia qualcosa. Incredibilmente un ex-militare telefona e inizia a rivelare sconcertanti segreti di stato…

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La recensione

L’immensità della notte ha dell’incredibile. Non mi sorprende che Patterson se lo sia anche prodotto, con la sua GED Cinema. Perché si tratta di un progetto difficile da vendere agli occhi e al cervello di chi non ti conosce e non sa che cosa hai in mente. Cerco di spiegarmi. Sulla carta è un film che non dovrebbe esistere.

Prende tutti gli stereotipi, tutte le storie che abbiamo sentito e visto negli ultimi 100 anni sul contatto con gli extraterrestri e le mette in un film. Parte per vincere il premio di film più banale e scaduto del decennio, e invece… e invece, no. Tutt’altro. Con la magia che appartiene solo al cinema e alle cose belle della vita Patterson riesce a intrattenerci, persino a emozionarci.

È come se sapesse che certe storie, certe strutture narrative sono talmente radicate in noi, nel nostro immaginario collettivo che non ne possiamo fare mai a meno. A patto, ovviamente, che tutto ciò che già sappiamo, conosciamo, riconosciamo, ci venga raccontato con cognizione di causa.

E qui viene il meglio. Patterson, seppur alla sua prima prova, si dimostra un abile costruttore d’immagini e di stimolanti sequenze. Cito, ad esempio, l’uso della steadycam nel piano sequenza che dal centralino ci porta al palazzetto come il viaggio più stimolante che si possa fare di questi tempi.

Il film non è privo di qualche ingenuità, una in particolare. L’utilizzo meta, attraverso la visione del film su un vecchio televisore, non solo è del tutto inutile ma decisamente controproducente. Offende il sublime lavoro fatto dalla fotografia, scenografia e costumi per ricreare perfettamente gli anni ’50 nella provincia americana. D’altronde qualche difetto doveva pur esserci in un film partito dal nulla, altrimenti sarebbe stato troppo.