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Lisa Chi, arte e social network

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"Chi" l'avrebbe detto che le foto che si trovano su facebook potessero diventare arte? Per Lisa Chi, ventiseienne di Bergamo è stato possibile. Da qualche tempo infatti lei si diverte a cercare tra le pagine di amici e pseudo tali di facebook e social network vari, facce interessanti, che eprimano...

“Chi” l’avrebbe detto che le foto che si trovano su facebook potessero diventare arte? Per Lisa Chi, ventiseienne di Bergamo è stato possibile. Da qualche tempo infatti lei si diverte a cercare tra le pagine di amici e pseudo tali di facebook e social network vari, facce interessanti, che eprimano un qualcosa, che la colpiscano, per poi trasformarle in veri e propri ritratti su tela. Una vera e propria ricerca che dalla semplice opera artistica arriva a riflessioni importanti sulla società moderna e sulla psiche umana. Mi ha raccontato in questi giorni il suo lavoro, partendo dall’idea di trasformare foto di sconosciuti in ritratti, ai suoi pensieri sulla donna e sui social network nella società odierna.

– In primis da dove ti viene l’idea dei ritratti presi da foto su facebook?

“Le idee nascono in modo istintivo. Sono una persona fortemente empatica ma le mie capacità di comunicazione verbale sono mediocri. Sento però l’urgenza di comunicare ciò che percepisco e ciò che penso riguardo a ciò che vedo. Questo lo faccio attraverso l’arte.
Vedo la complessità delle persone attorno a me e la discrepanza che c’è tra noi e i personaggi da tv o da carta patinata. Vedo il tentativo di molti di assomigliare agli strani essere televisivi, così lontani dalla bellezza e dalla dignità delle persone vere che vivono fuori dallo schermo. Sento l’esigenza di celebrare tutta questa normalità e lo faccio con i ritratti. Facebook dà libero accesso ad un gran numero di immagini ed è stato naturale impiegarlo da subito per la ricerca di fotografie da utilizzare per i dipinti. In seguito è cresciuta la consapevolezza di quanto fosse caratterizzante per il mio lavoro l’aspetto della rappresentazione di sé. Le foto che trovo su Facebook sono caricate dagli utenti e questo gesto implica una scelta: siamo noi a decidere quali immagini vogliamo utilizzare come rappresentanti del nostro aspetto e della nostra vita”.

– Come ti rapporti con la società odierna, la tua visione su di essa, il modo in cui questa influenza o ispira il tuo sperimentalismo, interessante è anche capire il concetto tuo di donna, figura, ho notato, molto presente nei tuoi lavori?

“Citando Guccini, direi che sono un tipo antisociale. Ho sempre avuto l’impressione di essere al di fuori della storia che conta e col tempo ho capito che sono sempre stata io a scegliere di starne alla larga. Le storie preferisco raccontarle a modo mio. Se posso, scelgo di essere il controcanto.
In particolare mi interesso del ruolo della donna e della femminilità nel contesto sociale. Ciò che vedo solitamente non mi piace e quindi cerco modelli femminili positivi e propositivi per poi ritrarli e mostrarli agli altri. Una sorta di terapia, un modo per affermare che si può fare di meglio!”

– La tua idea sui social network, la famosa diatriba, sono un bene o un male, una distorisone della realtà o uno specchio della realtà?

“Se si parla dei massimi sistemi, di invasione della privacy da parte delle grandi aziende, i social network sono il male. Per numerosi altri motivi però sono un bene, permettono molte interazioni positive e in ogni caso eliminarli sarebbe impensabile. Sarebbe tuttavia importantissimo utilizzarli in modo più consapevole. Evitare di caricare immagini di cui ci potremmo pentire, evitare di stilare elenchi di cose che ci piacciono favorendo la mappatura dei nostri gusti a scopi commerciali. Se utilizzati in modo cosciente, trovo che i social network siano un mezzo di comunicazione utile e positivo”.

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