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Il caso Lizzie Borden: due omicidi ancora irrisolti

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Una donna apparentemente innocua avrebbe commesso due omicidi terrificanti

Lizzie Borden, il cui secondo nome era Andrew, era una donna vissuta tra la seconda metà del 1800 e i primi anni del 1900. È conosciuta per la presunta colpevolezza della morte di suo padre e della sua matrigna. Nacque a Fall River il 19 luglio del 1860 e morì sempre a Fall River il 1 giugno del 1927. Il padre e la matrigna morirono dopo aver ricevuto numerosi colpi d’ascia alla testa ma Lizzie non fu mai condannata.

Lizzie Borden, la famiglia

La famiglia Borden viveva a Fall River, nella contea di Bristol nel Massachussetts. I componenti della famiglia abitavano in una palazzina. La famiglia era formata da Andrew Borden, la sua seconda moglie Abby Borden e le figlie Emma e Lizzie. All’epoca dei sanguinosi fatti vi abitava anche una domestica di origini irlandesi di nome Bridget Sullivan. Andrew, il capofamiglia, era un uomo molto ricco. Aveva in possesso banche, terreni e fattorie. Ma la sua ricchezza non veniva goduta affatto, anzi.

Era un uomo molto tirchio che anche se non aveva bisogno, vendeva personalmente le uova delle sue galline ai vicini. La sua taccagneria era decisamente mal sopportata soprattutto dalla figlia più piccola, Lizzie, che soffriva ancora molto della morte della madre Sarah A. Morse. Inoltre, non aveva approvato il secondo matrimonio del padre. Anche la sorella maggiore Emma non era in buoni rapporti con la matrigna e, quindi, le due si erano tristemente rassegnate a vivere come zitelle letteralmente rinchiuse in quella casa.

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La vita di Lizzie

Anche se il padre, come abbiamo già accennato, era molto ricco la casa in cui abitavano non aveva né il bagno né l’acqua corrente: le considerava spese inutili. Andrew, per risparmiare ulteriormente, aveva deciso di vendere anche la carrozza e il cavallo. La stalla così rimase vuota se non per la presenza di alcuni piccioni ai quali Lizzie era particolarmente affezionata. Alcuni di questi furono però rubati da ladruncoli che scatenarono l’ira del padre.

A causa del furto Andrew perse la testa e uccise gli uccelli rimanenti. Lizzie soffrì molto di questo affronto e pianse a lungo la loro morte. Ma questo fu solo l’inizio. Lizzie divenne seriamente amareggiata ed irritata quando il padre, così avaro con la propria famiglia, donò una casa alla sorella della moglie. In questo modo trascurò in modo plateale gli interessi delle figlie. Tutta questa situazione creò un grande scontento nelle due sorelle, in particolare in Lizzie. Si pensa quindi che, data la sua immensa frustrazione, perse completamente la testa.

Gli omicidi

Il 4 agosto 1892 era un giorno come un altro. In casa Borden vi erano Abby, la domestica e Lizzie. Emma non era in città perchè si era recata in vacanza da alcuni lontani parenti. Alle 10,40 Andrew rientra a casa e si mette a leggere il giornale, una pratica quotidiana. Mentre il padre leggeva Lizzie e la matrigna si trovavano nelle loro stanze. Verso le ore 11,10 la domestica sente un grido straziante di Lizzie che, apparentemente scioccata, aveva trovato il padre morto sul divano.

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La Sullivan, invitata da Lizzie a chiamare aiuto, tornò a casa con il medico di famiglia Bowen e una vicina, Adelaide Churchill. Questi si dedicarono all’ispezione della casa per controllare la presenza di eventuali estranei. Ma mentre ispezionavano le stranze trovarono Abby senza vita. I corpi dei due coniugi erano quindi stati ritrovati con numerosi colpi di ascia alla testa che avevano in parte rotto il cranio.

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Le indagini

Dopo i ritrovamenti cominciarono le indagini e dall’autopsia di Abby Borden emerse che era morta un’ora prima del marito, quando lo stesso doveva ancora rientrare in casa. Questo stava a significare che se a commettere gli omicidi fosse stato un estraneo, come sosteneva Lizzie, era improbabile che si fosse nascosto e avesse aspettato Andrew di ritorno a casa. In casa infatti erano presenti soltanto la domestica e Lizzie.

Quest’ultima venne accusata di duplice omicidio dato che la domestica non aveva alcun motivo di volere la morte dei due coniugi. Inoltre ci furono numerose prove che accertarono la sua colpevolezza. Per esempio fu ritrovata l’arma dei delitto proprio in casa. Si trattava di un’ascia perfettamente ripulita e compatibile con le ferite riportate sui defunti. La presunta assassina inoltre era stata vista bruciare un vestito, quasi sicuramente lo stesso che indossava il giorno degli omicidi. Vestito inoltre che non è mai più stato ritrovato.

La sentenza

L’avvocato difensore, Robinson, durante il processo sottolineò il fatto che la modalità della morte delle vittime, ovvero 18 colpi d’ascia alla testa per Abby Borden e 13 per il marito, potevano tranquillamente escludere che fosse stata una donna a farlo. Una donna non avrebbe mai avuto la forza di colpire così violentemente e così a lungo. Lizzie inoltre era una persona che si dedicava a modellare statuine di ceramica e alla beneficienza. Partecipava ad associazioni religiose e insegnava catechismo presso una scuola domenicale.

Per questi motivi, dunque, la giuria assolse dalle accuse l’imputata. Nonostante fosse stata proclamata innocente, l’ormai ricchissima Lizzie Borden morì sola nel 1927. Visse una vita sentendosi costantemente accusata di essere l’artefice degli omicidi. Nella cittadina in cui viveva nacque anche una filastrocca popolare che recita così: “Lizzie Borden took an axe and gave her mother forty whacks. When she saw what she had done, she gave her father forty-one“. Lasciò il suo patrimonio ai parenti, amici e alla Lega per la protezione degli animali.