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Lo scenario per l'Italia dopo lo stop russo all'accordo sul grano

Lo scenario italiano dopo lo stop russo all'accordo sul grano

Ci sono canali di importazione per i quali dipendiamo da Kiev in maniera quasi totale, lo scenario per l'Italia dopo lo stop russo all'accordo sul grano

Una situazione economicamente surreale con lo scenario per l’Italia dopo lo stop russo all’accordo sul grano che in realtà… non riguarda proprio il grano. Gli analisti sottolineano infatti il paradosso della carenza possibile di altri prodotti come granturco e olio di semi di girasole. Preambolo: Mosca ha deciso di sospendere la propria partecipazione all’intesa sull’esportazione del grano dall’Ucraina

Lo stop russo all’accordo sul grano

Ovvio che questa decisione avrà un effetto domino sul nostro paese e sul mondo, perché? Perché sono state infatti interrotte le spedizioni anche verso l’Italia. E secondo Coldiretti il nostro paese nell’ultimo anno ha ricevuto da Kiev quasi 1,2 miliardi di chili “di mais per l’alimentazione animale, grano tenero e olio di girasole nell’ultimo anno prima della guerra”. Lo scorso 29 ottobre la Russia ha denunciato un attacco con droni contro le proprie navi militari alla fonda nella baia di Sebastoboli. Mosca ha puntato il dito contro ucraini e britannici, e ha deciso la “sospensione a tempo indeterminato dell’attuazione dell’accordo sull’esportazione dei prodotti agricoli dai porti ucraini”. Quell’accordo era stato firmato in Turchia, sotto supervisione Onu

Il tallone di Achille dell’Italia nell’import

E Coldiretti spiega: “Il blocco delle spedizioni di cereali sul Mar Nero è preoccupante soprattutto per la fornitura di mais alle stalle italiane in una situazione in cui i costi di produzione sono cresciuti del 57% (secondo il Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria)”. E ancora: “L’Ucraina, con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili, è il secondo fornitore di mais dell’Italia. Il nostro Paese è infatti costretto a importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle. Kiev garantisce poi appena il 3% dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili)”. E l’olio di girasole? I suoi arrivi annuali sono eguali a 260 milioni di chili secondo l’Istat