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Lo stupore ipocrita per la consulente di immagine di Elly Schlein

Elly Schlein

Possiamo dircelo senza tema di essere smentiti: in Italia esiste un partito trasversale che non conosce crisi, scissioni o cali di percentuale nel gradimento dei sondaggi: è quello degli ipocriti.

Possiamo dircelo senza tema di essere smentiti: in Italia esiste un partito trasversale che non conosce crisi, scissioni o cali di percentuale nel gradimento dei sondaggi: è quello degli ipocriti. Una volta li chiamavamo “bacchettoni” perché in epoca medievale chi faceva peccato poi si mondava dandosi delle gran bacchettate sulla parte “colpevole”, pronto quindi a peccare di nuovo dopo aver riposto il cilicio.

E in questa mistica di autoflagellazione senziente del buon senso ci stanno comodi comodi tutti quelli che hanno fatto una grande “ohhh!” con la bocca quando hanno saputo che sì, Elly Schlein ha una “armocromista”. Premessa: a dire il vero il moto di stupore, più che a sapere che la medesima sia a soldo della Schelin, è scattato quando si è saputo che esiste un mestiere che si chiama così ma tant’è: in Italia fra neologismi e professioni pioniere chi patisce più di tutti è il vocabolario.

Il dato però è un altro: è quello per cui nella vulgata scema del mainstream la segretaria di un partito che tiene in baricentro i bisogni dei più deboli deve essere per forza un’icona di pauperismo sciolto e di sciatteria voluta. Insomma, noi senza procedere per luoghi comuni neanche alziamo la gamba, è un fatto. Luoghi comuni che non solo procedono sul binario infido della banalità un tanto al chilo, ma anche su quello della cattiveria voluta.

La consulente di immagine di Elly Schlein

Perché? Perché nessuno dovrebbe dimenticare che Elly Schlein è in punta di spiedo da quando si è candidata alle primarie del Pd e lo è come la vittima più sostanziosa della più grande offensiva di body shaming dell’ultimo decennio. Da un lato quindi ci sono personucole, tante e specie sui social, che da sempre attaccano la Schlein per come è fatta. Dall’altro ci sono le stesse personucole, sempre tante e per lo più sempre sui social, dove il genere umano dà ormai il peggio di sé, che appena la stessa ammette ed abbozza un filo di vanità costruita, la attaccano perché sciatta doveva restare.

Questo perché secondo una mistica irragionevole per ascoltare i poveri non devi tanto essere povero come loro, ma far vedere in ogni tua fibra che sai bene cosa sia la povertà. Insomma, chi se ne frega se una cravatta di Berlusconi costa come un pieno alla Panda? Alla fin fine lui blandisce il “popolo” ma nasce come condicator di partite iva. Se però un politic pop fa tanto di metter su del lino egiziano allora apriti cielo. Si tratta di una polarizzazione scema che non tiene conto di buon senso e storia. I più grandi leader della sinistra e politici in generale hanno sempre fatto ricorso a consulenti di immagine, spind doctor e consigliori di sartoria, uomini e donne-ombra deputati a dare indicazioni su come stare in pubblico, quale look prediligere e perfino quale profilo mostrare. Lo fanno tutti, da sempre e dovunque, dai presidenti Usa a quelli delle comunità montane. Ma allora qual è il peccato originale di Elly Schlein?

La colpa di una post comunista? Non è sciatta

Quello di essere una post comunista che ha in agenda il ritorno alla purezza primeva di un partito che di comunista non ha più nulla che però ha risposto a 30 domande su Vogue, che è icona del piacionismo alto borghese e da “generone”. E che questa chiave di lettura sia sconcia e senza senso alcuno lo dimostra il fatto empirico che non c’è mai stato alcun legame fra ciò che si è e ciò che si fa, specie in politica che per definizione è servizio e non fisiologica mission.

Ma noi no, dai tempi delle cravatte di cachemire di Fausto Bertinotti facciamo le pulci, pelosi e codini, a come si vestono i politici. Le facciamo perché a noi piace che chi va in piazza il primo maggio o il 25 aprile abbia l’eskimo, o giacconi sfatti e il tartaro a vista sulle gengive. Salvo poi notare con il compiacimento di suocere malevole che quegli stessi difetti che indichiamo come “dogma estetico” sono meritevoli di attacco perché sintomo di sciatteria.

E tutto questo dovrebbe essere sufficiente a farci capire che no, il problema non è Elly Schlein e la sua “armocromista”, ma siamo noi. Noi e tutto quello che ci mette nella condizione sbilenca di esercitare il diritto di parola senza prima onorarlo con la cosa più saggia dell’universo: contare fino a dieci. E magari arrivare a venti. E poi parlare. O postare.

Come certamente saprai, nel wend abbiamo avuto problemi con i dwnl di Ipa ed abbiamo dovuto usare le foto del database. Con l’account unico degli editor avevamo raggiunto il massimale di download.
Dopo qualche ora Daniele ci ha detto che Ipa era tornata operativa ma lui ed Alberto hanno stabilito che per ora ad Ipa si debba ricorrere solo in casi estremi. La disposizione è: 90% database e 10% Ipa solo quando non se ne può fare proprio a meno, anche a contare che spesso le foto del data non sono perfettamente “settate” per i pezzi (come spiegato da Alberto).
Ovviamente e fino a tue nuove disposizioni in merito sull’utilizzo di Ipa io procederò così.