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Lobby, l’Italia verso l’istituzione del registro pubblico

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L’Italia potrebbe avere a breve un registro pubblico per le lobby. Sarebbeil settimo Paese dei 28 a dotarsi di una regolamentazione in materia. La Giunta per il Regolamento della Camera ha approvato il registro delle lobby. E’ la prima volta che l’Italia si dota di una chiara regolamentazione...

L’Italia potrebbe avere a breve un registro pubblico per le lobby. Sarebbeil settimo Paese dei 28 a dotarsi di una regolamentazione in materia.

La Giunta per il Regolamento della Camera ha approvato il registro delle lobby. E’ la prima volta che l’Italia si dota di una chiara regolamentazione in materia, che comporterà l’iscrizione in chiaro per tutti coloro che operano in questo settore, con tanto di obbligo di condurre le trattative in specifici spazi.

Solo sette Paesi su ventotto

Solo Austria, Irlanda, Lituania, Slovenia, Polonia e Gran Bretagna avevano finora dato seguito alle prescrizioni UE in materia di trasparenza delle lobby (risalenti al maggio del 2008 ad opera del Parlamento Europeo). Con l’Italia, si tratta di 7 Paesi su 28 appartenenti all’UE. In assenza di una legislazione, valgono solo forme, in alcuni casi piuttosto vaghe, di autoregolamentazione (come in Belgio, ad esempio, oppure a Malta o in Lussemburgo).

Il DdL italiano sulle lobby

Il Disegno di Legge italiano, a firma di Luis Alberto Orellana, definisce quella svolta dalle lobby come “l’attività di rappresentanza degli interessi da enti pubblici (anche territoriali), da partiti politici e da organizzazioni sindacali e imprenditoriali (nell’ambito di protocolli di intesa e strumenti di concertazione)”. L’iscrizione al registro, nodo centrale del DdL, non sarà consentita a quanti hanno subito condanne contro lo Stato o la Pubblica Amministrazione oppure a chi è stato interdetto dagli uffici pubblici.

Italia e Europa

La Commissione Europea si è dotata di un registro delle lobby da quasi dieci anni. Da allora, gli incontri con i lobbisti sono stati circa 10 mila, coinvolgendo varie organizzazioni, da Business Europe a Google a Confindustria, Enel, Eni e Intesa Sanpaolo.

Per il nostro Paese si tratta senz’altro di un adeguamento necessario, sia per coerenza con le scelte operate dalle istituzioni europee, sia perché in molte altre nazioni, primi fra tutti gli Stati Uniti d’America, le attività svolte dalle lobby fanno parte dell’universo politico da tempo e ne sono riconosciute come una parte fondamentale, che opera in regime di trasparenza in base alla normativa in vigore.