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Logan, 4 anni, morto per rimozione delle tonsille

Morto dopo la rimozione delle tonsille

Il tribunale ha stabilito che l'operazione è stata eseguita correttamente e che non è un caso di negligenza.

Logan Solheim, un bambino di 4 anni originario di Liverpool, è morto in seguito a un’operazione di rimozione delle tonsille. L’intervento è stato effettuato il 21 marzo scorso. Sembrava che tutto fosse andato nel verso giusto e il piccolo Logan è tornato a casa con i genitori, nella sua abitazione di Wirral, nel Merseyside. Ma il giorno seguente il bambino ha iniziato a vomitare sangue e ha presentato le prime difficoltà respiratorie. I genitori hanno immediatamente chiamato i soccorsi, che lo hanno portato d’urgenza all’Arrowe Park Hospital di Liverpool.

Nel rapporto presentato dai paramedici si legge che il bambino è andato in arresto cardiaco durante il viaggio verso l’ospedale e il suo apparato respiratorio era completamente ostruito. I medici lo hanno collegato a un macchinario che sostituiva le funzioni vitali del bambino, ma gli arresti cardiaci non sono cessati. Logan è stato trasferito all’Alder Hey Childrens, dove ha perso la vita il 24 marzo. Il decesso è sopraggiunto per “danni al cervello”, secondo quanto riportato dal Liverpool Echo.

Il processo

È stata aperta un’indagine per stabilire le eventuali responsabilità del personale sanitario. Il dottor Rajeev Shukla, il patologo che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Logan, ha trovato chiare evidenze di una “emorragia catastrofica” formatasi dopo l’intervento alle tonsille. È stata ascoltata anche Nazmy Shehata, il chirurgo che ha operato Logan. La donna si è definita “sconvolta e scioccata” per l’accaduto: in 28 anni di esperienza non le era mai capitato niente di simile.

Il tribunale ha stabilito che non c’è stata alcuna negligenza da parte della dottoressa Shehata e dell’ospedale. L’operazione è stata “eseguita approriamente” e la complicazione, sebbene estremamente rara, è “un rischio conosciuto di tale chirurgia”. Una sentenza che non placa il dolore dei genitori per aver perso il proprio figlio, definito come “il bambino più amabile del mondo, sognava di diventare un supereroe”.