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Londra, mamma denuncia Ryanair: i ragazzi tornano in bus

Berlino

Un'Odissea interminabile causata dagli scioperi Ryanair. Dopo oltre 48 ore in aeroporto a Londra, 30 ragazzi torneranno in pullman

Sarebbe troppo facile imbarcarsi senza problemi su un volo internazionale comprato al costo inferiore di un treno regionale. Ryanair ne sa qualcosa. Staff e passeggeri incarnano la filosofia del low-cost, ma alle spalle si cela un enorme meccanismo che riduce all’osso le spese, il marketing aziendale e la rapidità. La qualità seriale e diffusamente scarsa è diventata marchio distintivo di una compagnia aerea al catafascio. La società si è assuefatta alla logica paranoica della società consumistica e frenetica dei nostri giorni. Sfrutta la tendenza al turismo di massa venendo incontro a potenziali clienti, offrendo loro prezzi stracciati. Tuttavia, anche la qualità viene a mancare.

I sindacati riferiscono di voler garantire e tutelare le corrette pause dei dipendenti, una paga migliore, una maggiore stabilità contrattuale, ma soprattutto l’instaurarsi di un rapporto di lavoro dall’aspetto meno occasionale. Così il personale di bordo di base in Belgio, Spagna, Portogallo e Italia ha iniziato (e portato avanti per due giorni) uno sciopero, il primo di una certa consistenza che abbia mai colpito la società. Tanti ignari passeggeri stanno concludendo o iniziando pessimamente la loro vacanza. Da momento di relax e spensieratezza all’angoscia stizzita per colpa di un viaggio che non s’ha da fare.

Un volo che non s’ha da fare

Trenta adolescenti di Milano (età compresa tra i 13 e i 17 anni) sono stati coinvolti nella disavventura firmata Ryanair, al termine di un viaggio-studio. La scuola ha dovuto organizzare un interminabile piano B.

Sarebbero dovuti tornare in Italia con un volo Ryanair giovedì 26 luglio 2018. Al contrario, lo sciopero indetto dalla compagnia aerea li ha bloccati all’aeroporto Stansted di Londra. Lì sono rimasti per più di 48 ore, fino alla soluzione finale. In conclusione, è stato progettato il rientro in Italia in pullman. L’alternativa è stata ideata dalla stessa scuola di lingue che li aveva mandati in Gran Bretagna a perfezionare la conoscenza dell’inglese. La società non ha trovato alcuna soluzione: così sono stati noleggiati tre pulmini. “Sono sempre in contatto con mia figlia. Intorno alle 21 italiane di sabato 28 luglio mi ha comunicato che sarebbero partiti con gli autobus”. Così ha raccontato la madre che per prima ha denunciato quanto stava accadendo ai ragazzi. “Solo domani sera, dopo altre 20 ore d’attesa, potrò tirare un sospiro di sollievo. Penseremo poi a come rivalerci nei confronti di Ryanair”.

“Mi sentirò sollevata solo quando mia figlia sarà a casa”, ha commentato stizzita la mamma. “Quando l’incubo sarà finito, le famiglie prenderanno provvedimenti contro la compagnia aerea”, ha fatto sapere. “Non possono, a 14 anni, stare tutta la notte in aeroporto. Ryanair deve dare delle risposte per quello che sta succedendo”, aveva detto all’indomani del problema.

Ryanair

Giovedì 26: l’inizio di un’Odissea

Il 26 sera, dopo aver fatto il check-in, i ragazzi sono saliti sull’aereo per poi restare bloccati sul velivolo un bel po’ di ore. Successivamente, il personale ha comunicato che il volo era stato cancellato. Li hanno fatti scendere e, una volta recuperate le valigie, alle 3 di notte sono stati portati in hotel. “Dopo aver dormito quattro ore, i ragazzi hanno fatto colazione. Poi, dovendo lasciare le camere entro un certo orario, sono stati tutto il giorno nella hall dell’hotel”, ha riferito la mamma. Sembrava possibile tirare un sospiro di sollievo, tuttavia: “Si sono imbarcati ancora, ma quando finalmente erano sull’aereo appositamente messo a disposizione, lo staff li ha fatti scendere nuovamente. Qualcuno diceva che mancava il personale di terra, altri che il volo era stato bloccato per il maltempo”.

Da quel momento non è stata più fornita assistenza. I ragazzi hanno passato tutta la notte in aeroporto. Fortunatamente con loro sono sempre rimasti i quattro accompagnatori che stanno facendo il possibile per trovare soluzioni alternative”.

“Si pensa che giovedì sia stato per lo sciopero e venerdì per il maltempo”, ha riferito la madre di una delle giovani ragazze in vacanza-studio. Ma ha tenuto a precisare: “Il problema non è che i ragazzi non partano, perché se c’è brutto tempo capiamo che non debbano partire. Ma che non abbiano assistenza. Tra l’altro le valigie sono arrivate stamattina presto, i giovani iniziano a essere un po’ turbati. Stavamo anche pensando di farli andare in hotel per gli affari nostri. Adesso noi genitori ovviamente siamo disposti a spendere qualsiasi cifra pur di far stare tranquilli i nostri figli”.