> > La tragica esecuzione di Luisa Ferida, la diva degli anni 30

La tragica esecuzione di Luisa Ferida, la diva degli anni 30

luisa ferida

La stella del cinema degli anni '30 subì un tragico destino, si trovò nel luogo sbagliato e nel momento sbagliato.

Luigia Manfrini Farné meglio conosciuta come Luisa Ferida è stata una stella del cinema italiana. Nacque nel comune di Castel San Pietro Terme situato in provincia di Bologna, il 18 marzo 1914. Le sue prime eperienze furono con la compagnia teatrale di Ruggero Ruggeri e Paola Borboni. Poco dopo fece la sua comparsa sul grande schermo con l’opera cinematografica Freccia d’oro (1935) di Piero Ballerini e Corrado D’Errico. Grazie alla sua estrema bravura attirò subito l’attenzione. Da quel momento cominciò ad intepretare moltissimi film, anche di registi minori, che paradossalmente le consegnarono una grande visibilità e successo.

Luisa Ferida, la vita cinematografica

Tra il 1937 e il 1938 fece coppia con Amedeo Nazzari, i due ebbero un grandissimo successo. Insieme interpretarono La fossa degli angeli, I fratelli Castiglioni e Il conte di Brechard. Nel 1939 era già pronta per passare al livello superiore, momento in cui venne chiamata da Alessandro Blasetti per il film Un’avventura di Salvator Rosa. L’interpretazione che ebbe all’interno di questo film conquistò la critica e il grande pubblico. La sua recitazione era particolare, grintosa, definita asciutta e nervosa. Poi accadde una delle cose più belle della sua vita, incontrò Osvaldo Valenti. Sul set di questo film nacque subito un amore tra i due che condivisero il periodo di maggior successo della loro carriera.

Da quel momento in poi la strada fu in discesa perchè i più grandi registi di quel tempo cominciarono a contattarla e ad offrirle ruoli sempre più importanti. Dopo numerosi anni di carriera ed esperienza sul campo fu definita un’attrice di grande sensibilità interpretativa e di notevole maturità espressiva. La stessa cosa la notò la collega Elsa De Giorgi proprio durante la produzione del film La locandiera (1944) di Luigi Chiarini. E’ indispensabile ricordare le sue interpretazioni migliori nei film La corona di ferro (1941) di Alessandro Blasetti, Fedora (1942) di Camillo Mastrocinque, Fari nella nebbia (1942) di Gianni Franciolini, grazie al quale ricevette il premio come miglior attrice italiana del 1942. Poi Gelosia (1942) di Ferdinando Maria Poggioli e infine La bella addormentata (1942) ancora di Luigi Chiarini.

luisa ferida

Periodo storico

Il periodo in cui la Ferida lavorò era proprio il fascismo. Nonostante tutto lei e il marito inizialmente non si erano particolarmente distinti per le loro posizioni politiche. Al contrario era molto popolare l’imitazione che Valenti faceva del Duce. Questa veniva esposta specialmente negli ambienti mondani romani e veniva considerata molto divertente. I due però poco dopo aderirono alla cinematografia fascista più precisamente alla Repubblica Sociale Italiana. Da quel momento abbandonarono Roma per andare al Cinevillaggio. Il nuovissimo centro dedicato al cinema della R.S.I. di Venezia. Questo nacque grazie al volere del ministro Ferdinando Mezzasoma. i due quindi diventarono i più noti esponenti di questo nuovo movimento. Luisa Ferida girò insieme al Valenti il film Un fatto di cronaca, diretto da Piero Ballerini (1944).

Purtroppo fu l’ultima opera cinematografica in cui fece la sua comparsa. Poco dopo ella rimase incinta e decise di abbandonare temporaneamente il cinema. Si stabilirono dunque a Bologna, dove vi abitava ancora la madre di lei. All’improvviso però accadde qualcosa. Mentre lei e il marito si trovavano all’albergo “Brues”, Ferida cominciò a sentire forti dolori, i quali furono il risultato di un aborto spontaneo. Valenti in quel periodo fu distrutto dal dolore per l’accaduto e decise di sospendere la sua attività cinematografica per dedicarsi ad altro.

Tragico destino

Nonostante il dolore ebbero la forza ed il coraggio di andare avanti. Durante a primavera del 1944 si spostarono a Milano. Poco prima Valenti era diventato tenente della Xª Flottiglia MAS comandata dal principe Junio Valerio Borghese. Questo lo portò ad avere contatti con la famosa banda di Pietro Koch. Alcuni dichiararono che anche la Ferida ebbe contatti con loro. Ma le insinuazioni non finirono qua. Contro di lei si scatenò la diceria che fu complice dei torturatori di partigiani. Successivamente emerse che furono solo calunnie senza fondamento. Da alcune fonti giusero le voci che sapesse delle torture anche se, se ne teneva alla larga. La questione che le rovinò la vita fu un’altra. Una delle amanti di Koch, Daisy Marchi, e la segretaria del capo della “banda”, Alba Giusti Cimini ogni tanto si spacciavano per Luisa Ferida. Le furbe approfittavano del buio delle celle e della somiglianza fisica della Marchi con Luisa. Probabilmente fu questa la causa della calunnia che costò la vita all’attrice. Al contrario la Marchi e la Cimini invece la passarono liscia. Valenti, il marito, forse anche lui non partecipò mai, ma tendeva a frequentare Koch per procurarsi la cocaina.

L’esecuzione

Dopo la Liberazione di Milano i due attori, insieme, pagarono con la vita la loro popolarità che andava a braccetto con il regime fascista. A 31 anni, incinta, la Ferida fu fucilata da parte dei partigiani in via Poliziano a Milano assieme a Valenti il 30 aprile 1945. Il processo, riguardo a questa vicend,a fu pressochè sommario e la questione non fu mai approfondita in sede giudiziale. Giuseppe Marozin, capo della Brigata partigiana Pasubio fu il responsabile dell’esecuzione della Ferida. In secondo tempo dichiarò che l’attrice non aveva fatto niente ma che aveva pagato perchè era con Valenti. Lo stesso dichiarò che l’ordine di uccidere la Ferida e il marito arrivò direttamente dal C.L.N.A.I. da parte di Sandro Pertini. Pertini invitò Marozin a fucilarli senza perdere tempo. Luisa Ferida è sepolta, insieme al marito Osvaldo Valenti, nel Campo X del Cimitero Maggiore di Milano, conosciuto anche come Cimitero di Musocco e Campo dell’Onore.