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Lutto per Massimiliano Allegri: è morta sua madre Carla

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Carla Danesi è mancata all'età di 74 anni, dopo una lunga malattia. Sarà sepolta a Livorno, sua città d'origine.

Carla Danesi, madre del tecnico della Juventus Massimiliano Allegri, si è spenta a 74 anni. La donna è morta a Milano, dove era stata ricoverata in seguito a un peggioramento delle sue condizioni di salute.

Carla tornerà a Livorno

Classe 1944 e di origini livornesi, Carla Danesi aveva lavorato come infermiera e poi in un’impresa di pulizie; in seguito si era dedicata principalmente alla sua famiglia: il marito Augusto, affranto dalla perdita della consorte, il figlio Massimiliano (50 anni) e la secondogenita Michela (48enne). Seguiva da lontano i successi del figlio nel mondo del calcio; era infatti nota per la sua discrezione e non amava apparire necessariamente davanti alle telecamere. La donna era malata da tempo, riferisce Il Tirreno; nelle ultime settimane, le sue condizioni si era aggravate tanto da rendere necessario il ricovero. Carla Danesi è morta nella notte tra il 28 e il 29 maggio. I funerali si sono svolti a Milano; la cerimonia funebre è stata privata. Il feretro arriverà a Livorno entro il 31 maggio, per essere sepolto nel locale cimitero cittadino dei Lupi. Cordoglio da parte del mondo del calcio. Uno degli ultimi messaggi, riportato da Napoli Today, arriva dalla squadra del Napoli: “Il Presidente Aurelio De Laurentiis e tutta la Scc Napoli si uniscono al dolore di Massimiliano Allegri per la scomparsa della madre”.

Il ricordo del figlio

Il sito web del Tirreno riferisce un ricordo di Massimiliano Allegri, in cui il tecnico rammenta i sacrifici compiuti dai genitori per far crescere lui e la sorella: “Mio padre, portuale e comunista, si sbatteva; mia madre era invece infermiera, ma a un certo punto il babbo l’ha convinta a lasciare il lavoro- spiega Allegri- Però i soldi servivano, uno stipendio non bastava. E così, dopo poco tempo, per due lire si mise a pulire gli appartamenti di quelli che con i vaini non avevano problemi”. L’allenatore ha raccontato, al settimanale GQ, come la sua vita dovesse prendere una piega diversa.

‘La strada era già segnata’

Non era destinato al mondo del calcio; piuttosto era previsto che seguisse le orme del padre e che lavorasse nel porto di Livorno. “Mio padre lavorava al porto. E a quel tempo lì il porto funzionava bene, al diciottesimo anno di età il figlio maschio entrava a lavorare nel porto di diritto”. Allegri, all’epoca, non credeva in un futuro diverso e infatti si era, in un certo senso, organizzato di conseguenza: “E infatti io cosa feci? Dopo aver preso la patente B, presi la C perché con quella avrei potuto prendere la D che mi sarebbe servita per entrare in porto. La strada era già segnata. Non è che avessi scelta“. Le cose vanno diversamente. Massimiliano Allegri diventa calciatore professionista nel Livorno, per poi passare alle squadre di Pisa, Pescara, Cagliari, Perugia e Napoli. Come allenatore, è stato tecnico dell’Udinese, Sassuolo, Cagliari, Milan per poi approdare alla Juventus nel 2014. “Finché mi diverto ad andare in campo e insegnare io continuo ma, nel momento in cui non mi divertirò più, smetterò e avrò risolto il problema. A me piace vedere i giocatori crescere, mi piace far debuttare i ragazzini e vederli diventare grandi. A me piace insegnare” confessa l’allenatore sempre al settimanale GQ, concludendo che “nel momento in cui smetto di sentire questa magia, non ha più senso che alleni”.