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M5S, Appendino: “Non mi ricandido: la tentazione c’è stata ma non cambio idea”

Torino

La sindaca di Torino afferente al M5S, Chiara Appendino, ha annunciato la propria decisione di non ricandidarsi alla Comunali del prossimo autunno.

La sindaca di Torino afferente al Movimento 5 Stelle, Chiara Appendino, ha ufficialmente annunciato la decisione di non volersi ricandidare alle Comunali previste per il prossimo autunno 2021.

M5S, Appendino: “Non mi ricandido a sindaco di Torino”

L’attuale sindaca di Torino, Chiara Appendino, non si ricandiderà alle Comunali. La donna, infatti, ha spiegato: “La tentazione c’è stata. Ma non cambio idea. Non mi ricandido. Nei giorni scorsi mi sono confrontata proprio su questo tema anche con Luigi Di Maio. Lo scenario è cambiato nelle ultime settimane. Non c’è stato coraggio da parte di quello che doveva essere il nostro naturale alleato, il PD, scegliendo una strada differente con primarie che, di fatto, hanno escluso il Movimento. A Torino, e non solo”.

M5S, Appendino: le discriminazioni di genere e la maternità

Dopo aver rivolto una dura critica al Partito Democratico di Enrico Letta, la sindaca di Torino ha commentato le voci che la consideravano fuori dall’ambiente politico dopo la recente scoperta e conseguente rivelazione della nuova maternità.

A proposito della gravidanza, Chiara Appendino ha precisato: “Quando l’ho annunciata, una parte della politica ha avuto una reazione pavloviana: ecco, allora è sicuro che se ne va. Come se avessi contratto una malattia grave. Ma sono abituata alle voci. Nel 2016, avevo fatto la campagna elettorale incinta di Sara, la mia primogenita. E tutti si chiedevano se ce l’avrei fatta a reggere, gravata come sarei stata da quello che viene talvolta considerato come una zavorra. In questi cinque anni – ha raccontato la donna – spesso chi entrava nel mio ufficio, nel vedere la foto di Sara, mi chiedeva se fosse mia figlia. Alla risposta affermativa, seguiva puntuale la solita domanda: ‘Ma allora come fai a fare il sindaco?’ Se fossi maschio, nessuno mi farebbe questa domanda”.

La sindaca ha poi ricordato un particolare episodio: “Un giorno stavo camminando nella piazza di Palazzo di città. Si avvicina una signora matura con il nipotino per una foto. Allora li invito a salire in municipio per vedere la Sala rossa. Una volta di sopra, il bimbo chiede alla nonna: ‘Ma il sindaco maschio dov’è?’. Per questo mi sono sempre esposta a favore del linguaggio di genere sono convinta che anche la lingua possa contribuire a superare certi stereotipi culturali. E, anche per questo, la nuova maternità non ha influenzato la scelta di non ripresentarmi. Anzi”.

M5S, Appendino: la scelta di non ricandidarsi

Chiara Appendino, quindi, ha scelto di non ricandidarsi per motivi che esulano la maternità: “Sono stata condannata due volte, anche se solo in primo grado di giudizio. A malincuore, non ritengo di essere nelle condizioni di ricandidarmi. Anche se mi dispiace non proseguire il lavoro sui temi a me più cari come quelli su ambiente, sociale, innovazione e soprattutto sui diritti civili. Ma non ho chiuso con la politica. Niente affatto. Continuerò. Esistono tanti modi per farlo. In questi cinque anni ho imparato che si fa politica con il linguaggio, con il proprio comportamento, con l’uso che fai del tuo ruolo. Non mi faccio nessuna domanda sul mio futuro. Non ho tempo. Sono sindaca di una città ancora in pandemia e tra cinque mesi divento madre per la seconda volta”.

In merito alle due condanne in primo grado ricevute, la sindaca di Torino dovrà scontare un anno e sei mesi per piazza San Carlo e sei mesi per il caso Ream.

M5S, Appendino: l’alleanza con il PD

L’esponente del M5S Chiara Appendino, poi, ha anche rivelato quali sono i due “possibili percorsi” affrontati con i vertici del partito, affermando: “Il primo prevedeva continuità amministrativa, il secondo un candidato civico che potesse garantirla. Nell’ambito della prima ipotesi, abbiamo discusso di un eventuale ritorno sui miei passi”.

Infine, la donna si è espressa sull’alleanza del M5S con il PD, spiegando: “Che comunità vogliamo costruire, noi e il Pd? E chi ci vuole stare? La vicinanza su temi come il Ddl Zan, così come una visione comune su disuguaglianze e distribuzione del reddito. Le forze progressiste, delle quali io mi sento parte, dovrebbero fare squadra. Ci vorrebbe più maturità e il coraggio di lasciarsi alle spalle le idiosincrasie passate. Bisogna solo chiedersi se entrambi, noi e il Pd, siamo disposti ognuno a fare un sacrificio per fare un passo avanti. A Torino, io mi sono fatta da parte. Loro, invece, non sono disposti a trovare una terza soluzione. Noi non volevamo affermarci in modo unilaterale. Volevamo mettere a disposizione dell’eventuale alleanza con il Pd una figura terza in grado di portare avanti un progetto comune. Il Pd non ha voluto”.

L’opposizione di Chiara Appendino alla fusione delle due forze politiche nel secondo turno di votazione è stata rifiutata dalla sindaca per il seguente motivo: “Gli elettori non sono pedine da spostare. Devono credere in un progetto, che deve essere costruito bene. Pensare che al ballottaggio possano appoggiare, a prescindere, un determinato candidato, è irrispettoso nei loro confront. Nel Pd quasi ovunque hanno prevalso dinamiche legate alle posizioni del partito a livello locale che i vertici nazionali non hanno voluto superare”.

In relazione ai pregiudizi più volte mostrati sia nei suoi confronti che in quelli della collega e sindaca di Roma Virginia Raggi, Chiara Appendino ha dichiarato: “Parlo per me, anche se le similitudini sono evidenti. In questi anni ho vissuto un mix di pregiudizi. Il primo: sono giovane. Poi, donna. Molto spesso, a Torino come altrove, ero l’unica donna al tavolo. Infine, esponente di una forza politica nuova”.