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M5S irregolarità nella raccolta firme, ecco cosa sta succedendo

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Da Palermo a Bologna, il problema delle irregolarità nella raccolta firme del Movimento 5 Stelle è arrivato anche a Roma. Ma cosa succede, di preciso? Perché si parla tanto di irregolarità nella raccolta firme del Movimento 5 Stelle a Roma? I problemi sono iniziati tempo fa a Palermo, si sono r...

Da Palermo a Bologna, il problema delle irregolarità nella raccolta firme del Movimento 5 Stelle è arrivato anche a Roma. Ma cosa succede, di preciso?

Perché si parla tanto di irregolarità nella raccolta firme del Movimento 5 Stelle a Roma? I problemi sono iniziati tempo fa a Palermo, si sono ripresentati a Bologna, ora sono arrivati nella Capitale. Ecco il punto della situazione.

Cosa è successo a Palermo

Ottobre 2016. Oggetto della discussione la presentazione delle liste per le comunali di quattro anni prima (2012). Dal Partito Democratico parte una denuncia, ma, ancora prima, la questione era stata sollevata da alcuni attivisti del Movimento 5 Stelle e, in seguito, archiviata dalla magistratura.

L’accusa è di irregolarità nella raccolta delle firme. Dal consigliere M5S Claudia La Rocca arriva una prima ammissione circa il fatto che alcune firme erano state ricopiate. In breve, gli indagati diventano 14. I parlamentari del Movimento coinvolti decidono di non rispondere alle domande degli inquirenti e di non rilasciare un campione della loro scrittura per la perizia grafologica. I deputati regionali siciliani si auto sospendono, quelli nazionali vengono sospesi dai vertici del M5S. Inchiesta chiusa il 14 febbraio scorso.

Cosa è successo a Bologna

Novembre 2016, circa. Il problema di Palermo si ripresenta anche a Bologna. Per presunte irregolarità nella raccolta delle firme per le regionali in Emilia Romagna del 2014, la procura, a seguito di un esposto presentato da due ex M5S di Monzuno, decide di indagare quattro persone. Si tratta di due addetti alla raccolta delle firme, di un esponente locale (per la precisione il vice presidente del Consiglio comunale di Bologna Marco Piazza, che si è auto sospeso) e di un attivista del Movimento 5 Stelle.

L’accusa, in questo caso, è diversa rispetto al caso di Palermo. In Sicilia si parlava di falsificazione, qui di irregolarità più generiche nella raccolta e nella certificazione delle firme. Inchiesta chiusa il 15 febbraio scorso.

Cosa sta succedendo a Roma

Con il Gip che dovrà decidere se procedere o meno in merito ai casi di Palermo e Bologna, nei giorni scorsi il problema dell’irregolarità della raccolta firme si è presentato anche a Roma. La questione riguarda la candidatura dell’attuale primo cittadino della Capitale, Virginia Raggi, e si incentra su un’incongruenza (rilevata dal programma televisivo Le Iene) fra la data del modulo per la raccolta firme e il numero complessivo di queste ultime: 1352 firme dichiarate ufficialmente alla data del 20 aprile 2016, quando la raccolta si è svolta il 23 dello stesso mese.

Per ora, a rispondere in prima persona è stata proprio Virginia Raggi. “Abbiamo sempre risposto tramite i delegati di lista”, ha detto la sindaca, “che sono due avvocati e mi hanno rassicurato”. “Effettueremo anche ulteriori controlli e verifiche ma”, ha aggiunto, “da quello che mi viene rappresentato dai miei stessi delegati non c’è alcuna irregolarità”.