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Macerata, Orlando: "Minacciato dai fascisti ma non mollo"

Macerata

Il ministro della Giustizia a Radio Capital attacca anche Salvini e Berlusconi definendoli irresponsabili.

Continua ad essere al centro della discussione in raid razzista di Macerata dello scorso 3 febbraio. Dopo il botta e risposta a distanza tra Salvini, Berlusconi e Grasso, questa volta a parlare è stato il ministro della giustizia, Andrea Orlando, che ha spiegato di aver ricevuto minacce e insulti sui social, dopo la sua visita in ospedale ai sei giovani migranti feriti nel raid di pochi giorni fa. Intervistato da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto a ‘Circo Massimo’ su ‘Radio Capital’, il ministro della giustizia ha assicurato però di non avere alcuna paura dei fascisti: “Sono andato a Macerata e per questo io e la mia famiglia abbiamo ricevuto offese e minacce. Ma sono stato cresciuto da comandanti partigiani e mi hanno insegnato che i fascisti non vanno tenuti in considerazione perché al momento buono sono sempre scappati. Non mi fanno paura”.

Macerata, le parole di Orlando

Durante l’intervista a ‘Radio Capital’, il ministro della Giustizia ha cercato anche di affondare il colpo sul centrodestra, in quanto pensa che sia “inaccettabile” e che si cerchino “giustificazioni sociologiche” al comportamento di Luca Traini: “Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sono degli irresponsabili: dare una forma di giustificazione a un comportamento criminale e terroristico è un modo per sdoganarlo e dargli un valore politico, è un rischio enorme”.

Dopo il raid di Macerata, si è dibattuto molto in Italia sulla questione degli immigranti, è del flusso ipoteticamente aumentato negli ultimi anni. Su questo argomento, Orlando ha detto: “Quest’anno – afferma Orlando – il numero degli stranieri presenti in Italia, dopo anni, è diminuito: sono più gli italiani andati all’estero che gli stranieri arrivati. Berlusconi cosa direbbe se anche gli altri Paesi rimandassero indietro i nostri concittadini? I fenomeni vanno regolati, certo, ma dire che siccome Traini ha sparato bisogna mandare a casa 600mila persone è un modo di ragionare che disonora il Paese, la Costituzione e quella che pomposamente la destra chiama ‘patria’, che è una cifra di civiltà e di valori”.

Sempre ritornando su quanto è accaduto a Macerata lo scorso 3 febbraio, il ministro della Giustizia ha esternato anche una certa preoccupazione nel vedere che Traini in carcere sia stato accolto dagli applausi degli altri detenuti: “È un segno di profonda involuzione, che segna un clima contro il quale bisogna reagire”. E in merito alla decisione del sindaco di Macerata Romano Carancini di annullare il corteo antifascista previsto per sabato prossimo, commenta: “Se il sindaco ritiene sia meglio far calare la tensione, è una posizione rispettabile. Però un momento nel quale si dia la possibilità all’Anpi di testimoniare i valori antifascisti del Paese credo che vada trovato”.

Dal canto suo, Orlando cerca anche di spiegare la posizione del Pd, da molti vista come di ripiego in merito a quanto è accaduto di recente: “Non arriverei a trarre questa conclusione, ma il problema è il livello di iniziativa politica che si mette in campo: non rassegniamoci al senso comune, che in questo Continente ha prodotto in passato anche dei mostri”.

Il ministro della Giustizia non ha avuto modo di incontrare la famiglia di Pamela Mastropietro, la ragazza assassinata, ma assicura di aver sentito almeno uno dei parenti: “Ho sentito telefonicamente lo zio della ragazza, che è anche legale della famiglia, che mi ha ringraziato di averlo cercato, penso ci vedremo nei prossimi giorni. Vi è ipocrisia: ci si muove per lo sdegno di questa vicenda, ma poi chi si dice sdegnato si approfitta e diffonde particolari sulla vita della ragazza. Raccolgo l’appello dello zio che chiede pietas sulla ragazza rispetto a ricostruzioni che non hanno nulla a che vedere con la vicenda”.

Orlando e la visita ai feriti

L’unico ferito che il ministro della Giustizia è riuscito ad incontrare è stato Wilson Kofi, un ventenne del Ghana con un buco alla schiena da cui i dottori hanno estratto uno dei proiettili sparati dalla pistola di Luca Traini. Jennifer Otiotio invece, l’unica donna a cui Traini ha sparato, era troppo stanca per parlare col ministro, per colpa dei postumi dell’operazione di ricucitura dei tendini della spalla cui è stata sottoposta ieri mattina. E’ rimasta nella sua stanza in ortopedia, insieme a due amici.

Per quanto concerne invece gli altri feriti, vittime del raid, sono stati tutti dimessi nei giorni scorsi. Tra questi però, in particolare, c’è ne uno che dovrebbe tornare ogni sera per farsi medicare la gamba ma non lo vedono dal 5 febbraio. Il motivo riconducibile a tale assenza è perché forse, non ha il permesso di soggiorno, ed ha paura di essere espulso.

Dal canto suo, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, accompagnato dal direttore generale Alessandro Maccioni, ha voluto esprimere tutta la sua solidarietà ai feriti del raid di Macerata: “Credo che sia giusto manifestare tutta la nostra vicinanza e la nostra solidarietà ad un ragazzo ed ad una ragazza che sono stati colpiti soltanto per il colore delle loro pelle. Sono venuto come ministro per difendere la nostra bandiera infangata dal gesto folle di un fascista”. Una frase, quest’ultima, segno di una “lotta a distanza” con chi pensa di poter portare avanti l’ideologia fascista a discapito della gente.