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Delitto Macerata: perizia dei Ris scagiona due indagati

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I risultati delle perizie dei Ris potrebbero scagionare due tra gli indagati per l'omicidio di Pamela Mastropietro.

Secondo le ultime perizie, solo Innocent Oseghale era presente nell’attico di via Spalato, a Macerata, dove è stata uccisa Pamela Mastropietro.

La vicenda

Il 31 gennaio scorso, i resti di Pamela Mastropietro, diciannove anni, erano stati rinvenuti in un trolley. La ragazza era scappato dalla comunità di recupero, dove era ricoverata per disintossicarsi, il 29 gennaio. I carabinieri del comando provinciale di Macerata fermano Innocent Oseghale, spacciatore nigeriano di 29 anni. L’autopsia sul corpo di Pamela non ha trovato segni evidenti di violenza sessuale ma è certo che la giovane non sia morte per overdose. Come rilevato dalle perizie tossicologiche, aveva assunto droga ma non in quantità tali da causarne il decesso. Pamela è morta a causa di due profonde ferite causate da un’arma appuntita: non è stato un incidente ma un omicidio, seguito da un efferato tentativo di occultare il cadavere.

Una svolta nelle indagini?

Dopo due mesi dall’atroce delitto la lunga fase di analisi e di attribuzione dei reperti biologici e digitali, raccolti dei carabinieri del reparto speciale nell’appartamento, potrebbe segnare un punto di svolta nell’inchiesta. L’esito della perizia indebolisce la ricostruzione degli inquirenti. Nelle precedenti versioni infatti Innocent Oseghale, Desmond Lucky e Lucky Awelima (gli ultimi due erano stati arrestati qualche giorno dopo Oseghale) sarebbero stati insieme nello stesso luogo per sei ore. Invece solo Innocent Oseghale, che viveva in quella casa, sarebbe stato presente per un tempo prolungato, non gli altri due nigeriani. Il perito informatico Luca Russo aveva fornito un proprio riscontro, sulla base dell’analisi di tabulati e celle telefoniche, che però non trova conferma ora che le indagini scientifiche sono proseguite. Non c’è traccia di Lucky e Awelina in quella casa e perciò la loro partecipazione all’omicidio può essere circoscritta solo all’aiuto, che avrebbero potuto dare a Oseghale, per liberarsi del corpo di Pamela. La perizia rende perciò necessaria una nuova ricostruzione della scena del delitto. Le verifiche non sono comunque ancora concluse: venerdì prossimo i carabinieri del Ris esamineranno, per cercare eventuali impronte digitali, la scatola di guanti in lattice trovata in casa di Oseghale. I legali degli indagati parteciperanno al sopralluogo. La famiglia di Pamela, rappresentata nella causa dall’avvocato Marco Verni-zio della vittima-, ha espresso il desiderio che giustizia sia fatta: “Certo è allarmante e imbarazzante che la pista che la Procura ha seguito per due mesi possa ora essere stravolta da questo esito”, ha commentato Verni “Ma abbiamo fiducia massima nel lavoro degli inquirenti e siamo certi che nulla sarà lasciato al caso”.