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Mafia, maxiblitz contro clan baresi: 104 gli arresti

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L'indagine Pandora coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari ha ricostruito l'organizzazione dei clan della zona. 104 gli arresti

I carabinieri del Ros stanno eseguendo, a Bari e in altre località del territorio nazionale, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei 104 arrestati. Si tratterebbe di presunti affiliati ai clan della Mafia. I nomi sembrerebbero essere legati ai gruppi mafiosi “Mercante-Diomede” e “Capriati”.

Mafia: nuovi arresti

Il provvedimento di custodia cautelare scaturisce da un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, che ha ricostruito le strutture organizzative, le attività criminali e la capacità di infiltrazione dei clan nel tessuto economico e sociale di Bari e provincia.

Così i carabinieri del Ros stanno eseguendo, a Bari e in altre città italiane,le dovute indagini. 104 presunti affiliati ai clan “Mercante-Diomede” e “Capriati” sono indagati e si trovano già in carcere.

L’indagine Pandora coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo pugliese ha ricostruito l’organizzazione dei “Mercante-Diomede” e “Capriati”. Sono stati individuati i loro rituali di affiliazione, ma anche la loro disponibilità di armi e le relazioni con la società foggiana e la Sacra Corona Unita di Lecce.

Dall’indagine sui clan baresi sono emersi particolari rituali di aggregazione, la disponibilità di armi anche da guerra, come kalashnikov, e rapporti con esponenti della mafia locale. Tra gli arrestati, ritenuto complice e membro del clan Mercante-Diomede, c’è anche “un imprenditore nel settore della sicurezza privata, da anni membro del consiglio direttivo della Fai”, l’associazione antiracket ed antiusura Puglia. E’ uno scacco per i clan indagati. Un membro dell’associazione antiracket è già finito in manette. Stando alle prime informazioni rese note, si tratterebbe di un imprenditore che opera nel settore della sicurezza privata. L’uomo sarebbe da anni membro del consiglio direttivo della stessa associazione che combatte la malavita. Così hanno fatto sapere i carabinieri che stanno proseguendo con le indagini.

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Ulteriori particolari sull’operazione saranno resi noti alle ore 11 della mattinata di lunedì 18 giugno 2018. Per quell’ora, infatti, è prevista una conferenza stampa al comando Legione carabinieri di Bari. Presenzierà all’incontro anche anche il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho.

Altri arresti per i clan di Bari

Risale a pochi mesi fa la notizia di un altro blitz contro clan Mercante, per un totale di 25 arresti. Un medico chiese aiuto alla mala. Così, è stato scovato un traffico di droga e armi. Inoltre, è stato possibile ricostruire alcuni episodi di faida tra i due gruppi criminali: scoperti due tentativi di omicidio.

Venticinque persone, appartenenti ai clan Mercante e Strisciuglio, sono state arrestate a Bari nell’ambito di una operazione della Polizia. Gli arresti risalgono ad aprile 2018. Gli accusati sono stati destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare (15 in carcere e 10 ai domiciliari) emessa dal gip del tribunale di Bari, Annachiara Mastrorilli. Sette provvedimenti sono stati notificati a persone già detenute in carcere.

L’indagine, condotta dalla Squadra mobile di Bari, ha portato alla luce le attività illecite che hanno vita soprattutto nei quartieri San Paolo e Japigia. Si tratta di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga aggravata dall’uso delle armi. Numerose le estorsioni (anche a commercianti) a loro carico, nonché due tentativi di omicidio (aggravati dal metodo mafioso). Sono queste le accuse contestate ai componenti dei due gruppi criminali.

Lo scontro tra i due clan avrebbe consentito agli investigatori di aprire uno squarcio investigativo ricostruendo i suddetti affari illeciti. In particolare, i due falliti agguati sarebbero avvenuti a Bari ben quattro anni fa, nel 2014. La Polizia, così fanno sapere, avrebbe scoperto mandanti ed esecutori materiali.

Le indagini avrebbero altresì messo a nudo un diffuso clima di omertà e autorevolezza nei confronti della mala. Un medico del Policlinico di Bari, nel 2014, chiamò il boss Giuseppe Mercante (primo arrestato). L’obiettivo era riavere i due motorini che gli erano stati rubati. Come quel medico, furono tanti i cittadini baresi (tra cui parecchi commercianti) che in quegli anni pagavano il pizzo. Vivevano e lavoravano in clima di assoggettamento e paura nei confronti dei clan Strisciuglio e Mercante. “È un motivo di grande preoccupazione che ci si rivolga a malavitosi e non alle forze dell’ordine per avere giustizia”, ha commentato Francesco Giannella, procuratore aggiunto di Bari.