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Di Maio sbaglia il congiuntivo nel discorso alla Camera

Ennesimo strafalcione linguistico per Di Maio

L'incertezza, l'errore, le scuse: "è l'emozione". Non è sfuggito l'ennesimo strafalcione linguistico di Di Maio durante il discorso alla Camera.

È solo uno dei tanti scivoloni grammaticali di Luigi Di Maio, ma il primo del pentastellato come vicepresidente del Consiglio e ministro del Mise e del Lavoro. Il leader del M5S ha avuto un tentennamento sul congiuntivo, che non è passato inosservato, durante il suo primo intervento ufficiale come ministro alla Camera dei Deputati. “Scusate, è l’emozione”, si è subito giustificato.

Di Maio e la grammatica

Luigi Di Maio è ormai diventato famoso non solo per le sue decisioni come leader del partito di maggioranza e come ministro del governo Conte, ma anche per il suo rapporto conflittuale con la grammatica italiana. Il congiuntivo, in particolare, sembra creare qualche problema al neo ministro del Mise e del Lavoro. Dalla sua comparsa alla guida del Movimento, gli strafalcioni più o meno gravi sono stati diversi. E di certo non si è fatto attendere chi ha sottolineato l’inadeguatezza di Di Maio dal punto di vista linguistico e culturale, così come si sono fatti sentire anche i suoi difensori, sostenitori dell’importanza del contenuto rispetto alla corretta forma grammaticale delle sue dichiarazioni.

Fino a questo momento, il lapsus aveva riguardato solo post su Facebook e interviste televisive. Ma ora l’incertezza sul congiuntivo ha fatto il suo ingresso anche alla Camera, durante il primo discorso di Di Maio come ministro del nuovo governo. 

Congiuntivo vs condizionale

Davanti ai deputati, Di Maio ha avuto l’accortezza, in un primo momento, di fermarsi prima di incappare in un congiuntivo di dubbia correttezza. “Perché altrimenti”, ha detto il ministro,” i miracoli che hanno fatto col made in Italy in tutto il mondo in questi anni non li avrebbero mai raggiunti se…”, per poi interrompersi. La pausa è durata qualche secondo, ma è stata inutile, perché non gli ha impedito di scegliere la forma verbale sbagliata. “Non li avrebbero mai raggiunti, se non ci sarebbero state varie situazioni come questa”.

Poi, accortosi dell’errore, si corregge: “Se non ci fossero state situazioni come questa”.

Il ministro si è poi scusato con la Camera: “Perdonatemi, è l’emozione“.

Tutti gli strafalcioni

Sono diverse le occasioni in cui Di Maio ha dimostrato di non avere un ottimo rapporto con la grammatica italiana. Nel febbraio 2018, il leader del M5S ha optato per l’indicativo al posto del congiuntivo su un suo post su Instagram. “Mi impegno a far votare […] una legge che dimezza le indennità dei parlamentari e introduce la rendicontazione puntuale dei rimborsi spesa”.

Per molti le critiche al post di febbraio sono un esempio di eccessiva pedanteria da parte degli oppositori di Di Maio. Ma è difficile difendere questa affermazione, fatta dal futuro ministro a Primocanale a gennaio 2018: “Da sempre ho sempre detto che… il Movimento ha sempre detto che noi volessimo fare un referendum sull’euro”.

Diversi anche gli errori di contenuto, accanto a quelli di forma: dal definire la Russia un Paese del Mediterraneo all’espressione “i miei alter ego” per indicare i suoi omologhi, i leader politici negli altri Paesi europei.