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Malaria: bimba morta a Trento fu contagiata in Ospedale

Malaria ospedale

Stando a quanto indicato dai periti dell'Istituto superiore di sanità alla Procura del capoluogo trentino, la piccola Sofia sarebbe morta di malaria poiché contagiata in ospedale. Esclusa dunque l’ipotesi che potesse esser stata una zanzara a veicolare l’infezione. "Se errore c'è stato, si è...

Stando a quanto indicato dai periti dell’Istituto superiore di sanità alla Procura del capoluogo trentino, la piccola Sofia sarebbe morta di malaria poiché contagiata in ospedale. Esclusa dunque l’ipotesi che potesse esser stata una zanzara a veicolare l’infezione. “Se errore c’è stato, si è trattato di una macroscopica falla nelle procedure, in sostanza un errore umano non facilmente individuabile“.

Malaria a Trento: la relazione conferma le prime ipotesi

Un errore umano difficilmente individuabile. Questa sarebbe la sintesi di un’informazione riportata, in realtà, in una relazione di tre pagine molto tecnica. A stilarla, i periti dell’Istituto Superiore di Sanità i quali hanno trasmesso alla procura di Trento le loro conclusioni. Gli esperti che si sono occupati dell’indagine hanno tenuto a dichiarare che “l’impronta genetica del Plasmodium della piccola Sofia Zago – bimba trentina di 4 anni – è identica a quella di una bimba del Burkina Faso ricoverata nello stesso periodo al Santa Chiara di Trento, ma non a quella del fratellino e del genitore“, sempre presenti nella struttura.

Le analisi sono state davvero complesse, ma quanto meno hanno permesso di venire a capo di quello che sarebbe a tutti gli effetti un caso di contagio avvenuto in ospedale, come anticipato nei giorni scorsi da Beatrice Lorenzin, ministro della Salute. Tutto farebbe dunque pensare ad un tragico incidente o, comunque ad un errore nelle procedure sanitarie seguite. Una tremenda casualità o l’ennesimo, conclamato caso di malasanità?

I casi di malaria in Italia: 3600 solo negli ultimi 5 anni

In Italia, così come in Europa del resto la malaria è divenuta nell’arco di pochi anni la malattia tropicale più frequentemente “importata”. Stando ad una recente stima in merito, dal 2011 al 2015 sono stati notificati 3.633 casi, di cui ben l’89% con diagnosi confermata. La quasi totalità di questi, come già detto è d’importazione; i casi autoctoni riportati sono stati solo sette. Questo è quanto riportava la Circolare del ministero della Salute dello scorso dicembre 2016, per la prevenzione e il controllo della malaria in Italia. I decessi sono stati in totale quattro, dovuti tutti ad infezioni da Plasmodio Falciparum acquisito in Africa.

In dettaglio, il 70% dei malati sono uomini, mentre il 45% ha tra i 24 e i 44 anni. I cittadini italiani colpiti da malaria sono il 20% dei casi, di cui il 41% si scopre fosse in viaggio per lavoro, il 22% per turismo, il 21% per volontariato o per missione religiosa. La specie di plasmodio predominante è risultata per l’appunto P.falciparum: l’82% dei casi segnalati, seguito da P.vivax (12%), P.ovale (4%), P. malariae (2%).

Il 92% dei casi proviene dal continente africano, soprattutto da Paesi dell’Africa occidentale, mentre il 7% da quello asiatico. Lo 0,6% da Paesi dell’America centro meridionale e lo 0,1% dall’Oceania; in questi ultimi tre continenti predomina il P.vivax. Ad aprile del 2016, l’Ufficio regionale europeo dell’Oms ha annunciato l’eradicazione della trasmissione di malaria autoctona in Europa. Secondo l’ultimo rapporto Oms invece (dicembre 2015), sono 95 i Paesi ancora con endemia malarica, circa 214 milioni i casi e 438mila i decessi.