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Manovra finanziaria 2018, Gentiloni: 'Così o salta l'Italia'

manovra finanziaria 2018

Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio dei Ministri, si è espresso sulla manovra finanziaria 2018, affermando che l'alternativa è l'esercizio provvisorio.

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni sta guardando oltre la legge elettorale, e pensa al tragitto che dovrà avere la manovra finanziaria 2018. Questa dovrà garantire i conti pubblici e portare l’Italia alle elezioni in modo ordinato e composto. Il tutto, a soli due mesi dallo scioglimento delle Camere. Paolo Gentiloni afferma che l’alternativa è l’esercizio provvisorio, e quindi bisogna prendere i voti che ci sono.

Manovra finanziaria 2018

Paolo Gentiloni, nostro presidente del Consiglio dei Ministri, ha affermato, riguardo alla manovra finanziaria 2018, che “l’alternativa è l’esercizio provvisorio. Perciò si prendono i voti che ci sono”.

Il Quirinale è messo sulla stessa linea. Il governo ha la fiducia del Parlamento, il cambio di maggioranza invocato dai bersaniani di Mdp non incide sulle regole istituzionali, tanto più che siamo sul filo di lana della legislatura. Semmai non è stata gradita la pubblicità che Mdp ha fatto all’incontro con Sergio Mattarella, meeting che doveva restare riservato. Sembra che gli volessero suggerire una mossa, magari la convocazione dei gruppi parlamentari per controllare la nuova maggioranza.

Adesso Palazzo Chigi è stupito dell’iniziativa dei bersaniani: «Praticamente sono andati a chiedere al presidente della Repubblica di avallare l’esercizio provvisorio». Roba inconcepibile, secondo il parere del Pd. Matteo Orfini ha dichiarato che la legge elettorale ha una maggioranza che va oltre quella di governo. La manovra finanziaria 2018 è in pratica “un provvedimento tecnico che serve a bloccare l’aumento dell’Iva. Se Verdini la vota, dà un voto tecnico. Niente di più”. Ma questo non muta la natura del Partito democratico, e non è dannoso, secondo Matteo Orfini.

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Seconda votazione al senato

Ieri il punto era garantire il numero legale e non sono servite le presenze del gruppo di Ala. Tuttavia i senatori di quella componente sono decisivi e fondamentali per far andare in porto le ultime gesta del governo. Quindi sono compresi nella maggioranza. Infatti Mattarella si dice fiducioso sull’approvazione della manovra fnanziaria 2018, e richiama tutti al senso di responsabilità. Il presidente della Repubblica conferma che ormai la legislatura serve soprattutto a evitare il caos dei conti pubblici. Nel frattempo, il capogruppo del Pd Luigi Zanda ha affermato che il sostegno di Verdini non “puzza” e che tanti si ricrederanno quando servirà a votare la fiducia sullo ius soli.

Sfaldamento del quadro

Gentiloni era ben consapevole che lo sfaldamento del quadro era prevedibile a non molte settimane dalle elezioni, e già in piena campagna elettorale. Il presidente del Consiglio si aspettava un diverso atteggiamento da parte di chi ha sempre votato la fiducia sulla legge di bilancio in questi anni e si sfila adesso di fronte a una manovra soft. Ogni riferimento a Bersani non è casuale. Ma provare che il presente e il domani si sostengono sulle larghe intese era il fine di Mdp fin dal principio. Inutile stupirsi più di tanto. «Parlano solo di Verdini perché non hanno alcun progetto politico. Contenti loro…», dichiara poi Matteo Orfini.

Nessun patto verdini

Matteo Orfini afferma che con Verdini non c’è nessun patto, nessun baratto.”Ma quale scambio, forse una scatola di cioccolatini” dice ridendo il deputato e presidente del Pd. E superata la fase della polemica, anche a sinistra dovranno ricredersi quando i voti di Ala saranno necessari per approvare lo ius soli.

Ciò vuol dire che, se la raccomandazione di Zanda ai senatori è concreta, e che Gentiloni si preparerà seriamente alla fiducia sulla cittadinanza. I numeri degli sbarchi, in calo vertiginoso rispetto al 2016 ma praticamente nei limiti fisiologici, consentono di arginare il collegamento ius soli-invasione. La sinistra a quel punto dovrà celebrare l’azione del governo.

Lo stesso presidente del Consiglio è intenzionato a scrollarsi di dosso le macchie lasciate dalle 8 fiducie messe sulla legge elettorale. Secondo Giorgio Napolitano, queste sono frutto di «forti pressioni», ovvero della volontà di Matteo Renzi. Da sempre Luca Lotti lavora al coinvolgimento dei verdiniani nel recinto del centrosinistra. «E dobbiamo dire grazie a Verdini se oggi abbiamo le unioni gay», ricorda Orfini. Può succedere di nuovo e quel giorno Ala e Mdp voteranno insieme.