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Marco Mengoni sulla Meloni: "Mi fa paura, la posizione del Governo non mi piace"

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Marco Mengoni teme Giorgia Meloni e il suo Governo: ecco quali sono le sue paure.

Marco Mengoni ha detto la sua su Giorgia Meloni e il suo Governo. Il cantante non condivide le loro posizioni e teme per una regressione culturale e civile dell’Italia.

Marco Mengoni teme Giorgia Meloni e il suo Governo

Intervistato dal Corriere della Sera, Marco Mengoni si è detto preoccupato per le idee di Giorgia Meloni e del suo Governo. Il cantante teme il destino delle minoranze del nostro Paese, motivo per cui è salito sul palco dell’Eurovision Song Contest 2023 con la bandiera italiana in una mano e quella dell’arcobaleno nell’altra. Ha dichiarato:

“Era la bandiera dell’inclusività totale, quella contro tutte le discriminazioni. In Italia vedo tante cose che non sto capendo perché, nel 2023, mi sembrano anacronistiche. Non è un mio voler andare contro, ma un voler capire cosa accade. Credo che l’inclusività e le minoranze siano parte integrante della società”.

Lo sfogo di Marco Mengoni

Mengoni ha proseguito:

“Un po’ mi fa paura, ma non sono solo visto che lo ha detto anche un capo di governo oltreoceano (si riferisce al canadese Trudeau che ha espresso i suoi timori a Meloni durante il recente G7 in Giappone, ndr). Ci sono azioni che vedo e pensieri che sento che mi fanno venire voglia di urlare le mie idee anche a costo di ricevere i commenti negativi che ovviamente sono arrivati dopo quella bandiera. Anche se erano di più quelli positivi. La posizione del governo attuale non mi piace”.

Marco non ha avuto paura nel dire che la Meloni e le idee della maggioranza del suo Governo non gli piacciono.

Marco Mengoni sul fascismo

Mengoni ha proseguito ha sottolineato che sostiene di essere “moderato”. In merito al fascismo, ha dichiarato:

“Non mi piace usare la parola ‘fascismo’. Non sono d’accordo con quello che viene detto però. È un esercizio per richiamare qualcosa di dittatoriale? Oppure qualcosa per aprire un dibattito e confrontarsi? Certo che se fosse questa seconda opzione non mi sembrerebbe il modo più giusto. Vedo assolutismo, come se tutte queste persone non vivessero in strada o non andassero al supermercato a parlare con la gente. Come giudicare Cuba dalla camera di un cinque stelle. Io non ho assistenti che mi fanno tutto, non vivo nell’Olimpo dei cantanti: ho amici che fanno altro con i quali mi confronto”.