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Montemagno su startup e politica: "Renzi? Voteremo Favij"

Marco Montemagno

Il Tech entrepeneur interviene ai nostri microfoni ai margini dell'Open Summit di Startupitalia

Marco Montemagno il “naso” per le tendenze del futuro l’ha sempre avuto. Su Facebook grazie ai suoi video raggiunge miliardi di persone ogni mese, raccontando aneddoti, consigli: parte della sua vita e del suo lavoro. Un passato nel tennistavolo professionale, che ha detta sua è un toccasana per formare la mente agonistica di chi lotta nel mondo imprenditoriale, e un trascorso in Sky dove conduceva la sua trasmissione: la lente tecnologica con la quale leggeva tra le righe dei fatti di cronaca e attualità.

L’intervista a Marco Montemagno

Il commento sull’Open summit di Start up Italia
La cosa incredibile per me, essendo un diversamente giovane, è che è molto cambiata la situazione: all’inizio a questi eventi eravamo in 100 persone, parlavi della tua idea ma non fatturava nessuno, era un ecosistema che partiva da zero. Oggi hai un sacco di aziende già arrivate, hai founder che hanno venduto la propria azienda e adesso investono, hai un ecosistema di investitori e di gente e media che investe, ai tempi non fregava niente a nessuno. E’ una grande opportunità. Se sei uno che vuole lanciare un’iniziativa, è il miglior momento in assoluto della storia in Italia.

Quali sono le 3 caratteristiche che deve avere una Start up di successo?
Continuità, “consistency is better than perfection” dice Satya Nadella, ed è vero, perché hai un sacco di problemi da risolvere, quindi non puoi pensare di fare una start up se sei uno che ha la pelle un pochino friabile, perché è meglio fare un altro mestiere. Avere un mercato molto preciso, aiuta in modo molto chiaro. Avere una bellissima soluzione per un problema che sia molto urgente per il quale i tuoi potenziali clienti sono disposti a pagare.

Quanto è importante avere un’educazione sportiva e agonistica per poter entrare in competizione nel mondo Start-Up italiano?
Io lo trovo fondamentale. Io di mestiere giocavo a Ping Pong, uno sport sempre visto un po’ così, ma il realtà è sport olimpico e quindi ti alleni 8 ore al giorno. Quello a cui ti abitui è che tu continui a perdere, e quindi sei abituato all’idea di perdere, non è una cosa strana, e sei abituato all’idea che quando perdi vai a casa ti alleni e la volta dopo cerchi di far meglio. Qui è la stessa cosa, lanci un progetto che non funziona, riparti e cambi qualcosa, riparti ancora e non funziona cercando di trovare l’angolo giusto sperando che poi la imbrocchi. Io obbligherei tutte le start-up a fare delle sessioni di sport agonistico necessario ogni mese, perché ti aiuta a creare un carattere giusto secondo me.

Hai un passato in Sky. Come commenti la risposta di Enrico Mentana “Trova un piano B” allo studente universitario che gli ha chiesto come fare per diventare giornalista?
Io non sono un giornalista, sono un imprenditore, ho sempre fatto start-up, ho fatto una trasmissione su Sky da non giornalista, ma da tecnico riportando dei commenti su quello che succedeva. Ho sempre trattato il mondo dell’informazione da esterno senza aver nessun tipo di qualifica giornalistica; non è un mondo che mi è mai interessato in realtà e penso che quello che intenda Mentana è che oggi il settore dell’editoria tradizionale è in crisi, per me quello che uno dovrebbe fare se gli interessa l’argomento al posto di lavorare nei media è diventare un media, e oggi è la cosa più vera. Io faccio video su Facebook da 2 anni e raggiungo 13 milioni di persone ogni mese, non ho un editore e non ho uno che mi dice di cosa posso o non posso parlare. Lo puoi fare, è una cosa fattibile se uno si mette li, insiste e se hai le caratteristiche per riuscirlo a farlo. Io vedo ogni giorno gente che emerge da zero ed è un media in tutti gli effetti. Marques Brownlee è il numero uno al mondo su YouTube come recensioni tecnologiche, conta più lui che Wired e tutti gli altri messi insieme.

Cosa hai pensato la prima volta che hai deciso di fare un video?
Mi mancava il fatto di andare in trasmissione ogni sabato in diretta, e dire la mia opinione sui fatti di attualità secondo la mia lente tecnologica, e allora ho detto provo a registrare un video, nell’oretta che ho prima di portare uno dei miei figli a scuola, e lo carico su YouTube. Per un anno nessuno ha mai visto i miei video.

Quelli che sono oggi gli influencer e gli youtuber saranno gli attori o addirittura i politici del domani?
Dipende dall’influencer, dipende da quello che vuole fare. Se domani mattina Favij che oggi parla di videogame, cresce, accumula in 10 anni 10 milioni di followers, e inizia a parlare di temi di politica, quando uno della sua età che lo segue da 10 anni viene a conoscenza di una sua candidatura voterà Berlusconi, Renzi o Favij? Voterà Favij! Trump è la dimostrazione, senza internet non vai da nessuna parte. Grillo l’ha dimostrato; quando è partito feci vedere un video con una piazza, e premettendo di non capire niente di politica ho detto questo fa 90 milioni di views su Youtube, secondo voi questa gente quando deve votare dove va? Vota per lui o vota per un altro? E’ talmente ovvio questo trend, ma la politica tradizionale non lo vede e paga le conseguenze.