Il presunto scandalo sulle spese pazze del sindaco Marino rischia di travolgere il primo cittadino della capitale, dopo gli esposti presentati dai Fratelli d’Italia, da Forza Italia, dal Movimento 5 Stelle e dalla Lista Marchini, che nei prossimi giorni si recheranno in Procura a chiedere conto su come il primo cittadino abbia speso, in particolar modo nei giorni di festa, i soldi dei contribuenti romani.
Fabrizio Ghera, capogruppo di FdI, ha denunciato l’esistenza di un plafond della carta di credito che è stato incrementato da 10mila a 50 mila euro. Nel mirino anche una cena per sei persone nel giorno di Santo Stefano, del 2013 all’Antico Girarrosto Toscano di via Campania. Il titolare del girarrosto fino a pochi giorni fa aveva indicato con certezza il fatto che Marino si fosse recato a cena con la famiglia, ma adesso sembra non ricordare più in compagnia di chi fosse il sindaco. Le opposizioni denunceranno il sindaco per i reati di peculato e abuso di ufficio, mentre dal Campidoglio non giungono commenti in merito alle accuse pesanti giunte dalle opposizioni.
La famosa cena sarebbe costata al sindaco di Roma 260 euro spesi per 6 persone la sera di Santo Stefano 2013. Il sindaco in passato, si è difeso asserendo di avere ospitato “alcuni rappresentanti della stampa per illustrare le iniziative dell’amministrazione a carattere sociale per il periodo natalizio“. Una testimonianza contrastante, visto che a Santo Stefano il Natale è gia andato da un giorno. Nel mirino delle opposizioni anche 30 cene consumate da “Archimede a Sant’Eustachio”, a pochi passi dalla casa del sindaco. E’ quasi certo che nei prossimi giorni i magistrati della Procura e la Corte dei conti chiederanno conto a Ignazio Marino, su come è stato utilizzato il plafond oggetto delle ire delle opposizioni. Più che i viaggi in Usa, quello che Marino dovrebbe spiegare ai suoi elettori e ai cittadini romani sono le cene sotto casa a spese dei contribuenti.