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Lui, Mario Draghi, avrebbe ancora un piede nella porta del Colle e punterebbe al quinto scrutinio per un’elezione a sorpresa, il tutto tenendo ancora i contatti con Letta e Salvini e tenendosi pronto ad un “guizzo” se il candidato del centro destra dovesse fallire. Insomma, da eletto con plebiscito fra la prima e la seconda chiama a “cuculo” in quinta se un designato dovesse toppare.
Mario Draghi e il quinto scrutinio con sorpresa di Salvini e Letta: il piano per un guizzo finale
Open spiega che quello di Draghi è un lavorio su un orizzonte alternativo a quello del centrodestra. Centrodetra che invece per fare i nomi veri sta aspettando la quarta chiama. E il gioco sarebbe questo: se l’uomo “official”, anzi, la donna di Salvini, Meloni e Berlusconi non dovesse farcela, Draghi tornerebbe per effetto elastico ad essere la sola possibilità di mettere tutti d’accordo eccetto FdI che però sarebbe surrogato dal Pd.
Perché Mario Draghi punterebbe al quinto scrutinio e perché non è affatto una strada facile
In attesa dell’annuncio a sorpresa di Letta e Salvini di venerdì però quella di Draghi è una strada non immune da cocci. Va da sé che un no a Draghi significherebbe un si alle elezioni anticipate ma non è detto che questa nell’ottica draghiana molto meno di servizio e molto più di “sturm und drang” debba essere una pregiudiziale insormontabile. Draghi non vede nessuno, nemmeno un Sergio Mattarella tornato da Palermo per godersi il mezzo caos, ma parlerebbe al telefono con molti.
Con Mario Draghi che punterebbe al quinto scrutinio si pone il problema vero: Palazzo Chigi e il Pnrr
Open la spiega bene: il problema non è Draghi al Colle ma la casella di Palazzo Chigi se Draghi al Colle andasse. E quella è una casella che il centrodestra vuole opzionare il che lega le mani ai grandi elettori di Letta. E la stampa estera? Dopo il Financial Times anche il francese Le Monde mette il premier in agenda di attenzione, lo fa con un editoriale dal titolo “Mario Draghi al centro del gioco” e spiegando che lui è stato “designato alla testa del governo per orchestrare l’applicazione del piano di rilancio europeo, che attribuisce all’Italia più di 300 miliardi di euro per combattere lo shock economico della pandemia”. Come a dire, in mood rosicone: se l’Italia ha avuto una fetta più grossa di noi adesso l’Italia si tenga l’uomo che quella fetta la può far fruttare davvero.