Il sindaco di Mariupol Vadym Boichenko, che ha lasciato la città per rifugiarsi a qualche chilometro di distanza, si è espresso sulla drammatica situazione vissuta dai suoi residenti che da più di un mese vivono senza corrente, cibo, acqua e medicine, linee telefoniche e Internet. Quasi tutta la città è andata distrutta e ci vorranno decenni per poter ripartire.
Sindaco di Mariupol: “Bombardati ogni giorno, sono criminali”
Intervistato dal Corriere della Sera, il primo cittadino sta seguendo dal suo bunker l’evacuazione degli ultimi 130 mila abitanti rimasti intrappolati nella città simbolo della devastazione russa mentre la sua famiglia, dopo il bombardamento della sua casa, si trova in una località segreta del paese.
Dopo aver accusato Putin di promettere il cessate il fuoco per creare corridoi umanitari senza poi rispettarlo, ha spiegato che a Mariupol ci sono ancora molti anziani in trappola ed evacuare la popolazione è la cosa più importante. “Spero che la comunità internazionale ci aiuti, è una gabbia a cielo aperto bombardata ogni giorno“, ha sottolineato.
Alcuni cittadini sono anche stati deportati in Russia dai militari che, parlando di un’evacuazione, fanno salire le persone sugli autobus e le portano nelle zone sotto il loro controllo. “Prendono le impronte digitali e sequestrano i documenti, separano le famiglie, portano via i bambini: sono criminali“, ha aggiunto. A chi gli ha chiesto quanto la città, al 50% in mano ai russi e al 50% agli ucraini, potrà resistere, Boichenko ha risposto che “resisteremo fino all’ultima goccia di sangue“.
Sindaco di Mariupol: “Distrutto il 90% della città”
“Resisto, ma di notte non dormo e a volte piango perché quando ricevi notizie che i tuoi vicini di casa sono morti è impossibile chiudere occhio“, ha continuato. Quanto a ciò che resta di Mariupol dopo i bombardamenti e gli attacchi, il sindaco ha con rammarico dichiarato che non rimane quasi niente. Il 90% della città, che era diventata moderna e nel 2021 aveva anche ricevuto un importante premio nazionale, è andato distrutto e il 40% non può più essere ricostruito. “Ci vorranno decenni per ricominciare“, ha concluso.