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Mascherine al chiuso, Crisanti: "A scuola sono inutili"

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Il microbiologo dell’Università di Padova ritine "inutile" mantenere fino a giugno l’obbligo dei dispositivi di protezione individuale a scuola.

Aprile si è aperto con nuove norme anti-Covid, facendo riassaporare ai cittadini un vago senso di normalità. Con il mese di maggio c’è chi spera di dire addio alle mascherine: a commentare l’obbligo imposto a scuola fino a giugno è il professore Andrea Crisanti.

Mascherine al chiuso, obbligo a scuola fino a giugno: il commento di Crisanti

Intervenuto ai microfoni de La Verità, Crisanti ha definito “inutile” l’obbligo delle mascherine a scuola fino al mese di giugno, in quanto difficilmente possono frenare il contagio tra i ragazzi che una volta usciti da scuola si incontrano e spesso lo fanno senza indossare adeguatamente i dispositivi di protezione individuale. In particolare, il microbiologo dell’Università di Padova ha spiegato: “Non è una misura basata su un dato statistico. Le mascherine sicuramente non proteggono i ragazzi che appena usciti da scuola se la levano. L’impatto dei dispositivi sulla diffusione del virus è praticamente nullo”. Poi ha sottolineato: “Negli ospedali l’obbligo di mascherina rimarrà. I soggetti a rischio possono esserci anche nelle scuole, che hanno situazioni con una dinamicità molto superiore”.

Anche a scuola quindi, l’obbligo di indossare la mascherina resta fondamentale se si vogliono proteggere i soggetti più fragili, ma se l’obiettivo è fermare la diffusione del Covid “non hanno capito niente”.

Il futuro delle mascherine al chiuso

Andrea Crisanti ha commentato anche la possibilità di rimuovere dispositivi di protezione individuale nei luoghi al chiuso. “Innanzitutto bisogna che le persone fragili e chi sta loro vicino le usino sempre e comunque. Dopodiché, per gli altri, che impatto vuole che abbia andare al supermercato con la mascherina quando poi allo stadio le persone si accalcano, cantano, si abbracciano, o vanno al bar, al ristorante, in discoteca? È un controsenso”, ha precisato.

Sull’ipotesi di nuove future varianti, inoltre, ha dichiarato: “Non dobbiamo stare qui a stracciarci le vesti”. A sua detta, il vero problema emergerebbe qualora si sviluppassero “varianti in grado di infettare e causare malattia grave anche nei vaccinati”.