In un bell’approfondimento su Repubblica Massimo Recalcati descrive “il più grande terrore di Vladimir Putin”, e lo psicanalista traccia un quadro delle leve che muovono le azioni ed i pensieri del “dittatore”. Il sunto è che Putin teme la fine dello stato delle cose così come lui lo ha orchestrato, concepito e portato a crogiolo nell’ultimo atto della guerra della “sua” Russia all’Ucraina. Ha scritto Recalcati: “La sua corruzione è il cancro dal quale il proprio regime deve immunizzarsi.
Ecco “il più grande terrore di Putin”
“Nel caso di Putin questa immunizzazione, non a caso, trova uno dei suoi alleati più potenti nel potere religioso della Chiesa ortodossa di Mosca”. E ancora, arrivando al nocciolo della questione: “Il rifiuto della democrazia coincide così con il rifiuto della degenerazione morale che l’Occidente inevitabilmente comporta, perciò la sola cosa che conta è il compimento della missione alla quale ogni dittatore si sente votato dalla Storia. Nel caso specifico di Putin l’affermazione della Russia come potenza imperiale“.
La “malattia mortale della democrazia”
E la chiosa di Recalcati è profonda e traccia un disegno molto attendibile del personaggio: “Attenzione, quello che più di ogni altra cosa il dittatore teme è che il sequestro della parola e della Verità possano avere un termine. La democrazia è, agli occhi del dittatore, l’incarnazione di una malattia mortale“.