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MAST Photography Grant, cinque fotografi sul nostro presente

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Bologna, 26 gen. (askanews) - Cinque giovani talenti della fotografia internazionale e cinque modi di pensare le immagini alla luce della contemporaneità. A Bologna si è conclusa la settima edizione del MAST Photography Grant on Industry and Work, dedicato ai temi dell'industria e del lavoro, ch...

Bologna, 26 gen. (askanews) – Cinque giovani talenti della fotografia internazionale e cinque modi di pensare le immagini alla luce della contemporaneità. A Bologna si è conclusa la settima edizione del MAST Photography Grant on Industry and Work, dedicato ai temi dell’industria e del lavoro, che ha visto, tra i finalisti, la vittoria di Hicham Gardaf, marocchino classe 1989 che vive a Londra, e che ha presentato un progetto affascinate su Tangeri, suo luogo natale, e l’elogio della lentezza.

Tutti e cinque i finalisti hanno presentato opere capaci di offrire una visione della fotografia in costante dialogo con le suggestioni e le pratiche dell’arte in generale. Documentando così tanto i rapidi – e talvolta drammatici – cambiamenti del mondo del lavoro, ma anche la continua mobilità del medium fotografico e le sue svariate possibili manifestazioni.

Se Hicham Gardaf si è dedicato alle persone, ai mestieri e al senso di umanità di Tangeri, Lebohang Kganye, sudafricana di Johannesburg classe 1990, a cui è andata una menzione d’onore della giuria, ha raccontato visivamente la storie delle guardiane dei fari, attraverso la creazione di piccoli teatri fatti di figure, luci e ombre. Opere estremamente suggestive ed emozionanti, che restano ancorate alla fotografia, ma, al tempo stesso, si spingono decisamente oltre.

Farah Al Qasimi, nata a Dubai nel 1991, ha presentato un progetto sulla grande comunità araba di Dearborn, nel Michigan, città natale di Henry Ford e sede storica della Ford Motor Company. Nelle sue immagini, forti e vive, si sente la tensione tra le tracce di quella industrializzazione estrema e l’umanità delle persone. E anche se in modi meno drammatici rispetto ad altre periferie del mondo, anche qui emerge il peso della storia.

Maria Mavropoulou, di Atene, nata nel 1989, ha lavorato sul tema dell’intelligenza artificiale, usata per convertire testi in immagini, e ha creato fotografie periodiche, magnifiche e angoscianti, legate al tema della divinità creatrice. Immagini che rendono alla perfezione il senso di soffocamento tecnologico che viviamo ogni giorno e che è uno dei grandi temi della società contemporanea.

Il palermitano trapiantato in Svizzera Salvatore Vitale, classe 1986, ha presentato invece una serie di lavori sul tema della gig economy, i lavori temporanei e a chiamata, in relazione all’attività mineraria nella regione sudafricana di Gauteng. Interessante anche la scelta di creare una vera e propria installazione.

Nel museo MAST, per l’occasione, sono stati esposti i lavori di tutti i finalisti del 2023, insieme a quelle dei 24 delle edizioni precedenti del premio, con la curatela di Urs Stahel.