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Matrimoni gay, Corte Suprema australiana da l'ok per il sondaggio

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La Corte Suprema australiana ha dato il via libera al sondaggio postale sui matrimoni omosessuali proposti dal governo conservatore.

Saranno sedici milioni i cittadini australiani che riceveranno in casa loro la scheda per esprimere il proprio parere sui matrimoni dello stesso sesso. Il tempo massimo di riconsegna è stato stabilito per il 7 novembre 2017. Una iniziativa promossa dal Primo Ministro conservatore del partito liberale Malcolm Turnbull, per mettere d’accordo le frange estreme conservatrici e l’opposizione laburista.

Uno scontro tra due visioni

Continua in Australia la bagarre politica sui matrimoni gay. Una controversia annodata da anni su due diverse visioni che trasversalmente incrociano posizioni opposte all’interno del sistema politico. Nel paese l’unione tra due persone dello stesso sesso non è riconosciuta. Dal 2010, alcuni stati, per primo la Tasmania, hanno ammesso legalmente, de facto, tale pratica. Una situazione per certi versi simile a quella svoltasi in Italia.

In favore della legalizzazione ci sono da sempre i laburisti, che stanno all’opposizione, e che già nel 2011 avevano proposto un referendum vero e proprio, poi bocciato. Proposta ripresentata alla Camera Alta del Parlamento nel novembre del 2016, anche questa volta respinta con 33 voti contrari e 29 favorevoli.

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Agguerriti i movimenti per i diritti civili

Sulla consultazione referendaria tradizionale si erano anche schierati i movimenti per i diritti civili, contrari al referendum postale. Ma nel caso in cui fosse stato utilizzato questo strumento ed il popolo si fosse espresso in termini favorevoli, comunque sarebbe stata necessaria la ratifica del Parlamento. Inizialmente le motivazioni degli oppositori alla consultazione postale era relativa alla reale validità legale di questo strumento. Ma la sentenza della Corte Suprema ha aggirato questa paura.

L’aspra campagna mediatica

Ma c’era anche un’altro timore espresso da Human Rights Watch, cioè quello di trasformare questo tema in un campo di battaglia di tipo politico. Secondo l’organizzazione per i diritti umani, l’asprezza della campagna politica di pezzi dell’area conservatrice, tradizionalmente contraria, tende a spostare “la questione privata tra due persone” in un dibattito pubblico.

Fatto sta che dentro la campagna mediatica s’è trovato trascinato il Primo Ministro conservatore Malcolm Turnbull. Personalmente non si è mai schierato contro i matrimoni gay, trovando per questo dei nemici dentro proprio partito. Per tali motivi ha rischiato una crisi di governo a causa delle minacciate dimissioni di una fronda parlamentare del partito liberale. Inascoltate sono state le sue sollecitazioni al rispetto reciproco delle parti in causa.

Scongiurata la crisi di governo

C’è anche da dire che i due terzi del popolo australiano sarebbero favorevoli all’unione di due persone dello stesso sesso. E questo potrebbe rappresentare un’arma a doppio taglio in termini elettorali. Ecco che la decisione della Corte Suprema sul voto/sondaggio postale, rappresenta una ciambella di salvataggio per il Primo Ministro. Se infatti dovesse vincere il “Si” alla legalizzazione delle nozze omosessuali i parlamentari sarebbero liberi di ratificare la scelta popolare senza vincoli di partito.