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Matteo Messina Denaro: le fasi dell'indagine che hanno portato all'arresto

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Andrea Bonafede, di Campobello di Mazara: era questa la falsa identità di Matteo Messina Denaro, scoperta durante l'arresto.

Le fasi del blitz che hanno portato all’arresto di Matteo Messina Denaro, boss mafioso latitante dal 1993: dopo 30 anni di caccia è stato finalmente catturato.

L’arresto di Matteo Messina Denaro

Il blitz è avvenuto ieri mattina, lunedì 16 gennaio. La clinica “La Maddalena” di Palermo era già circondata, e verso le ore 08:00 il dispositivo dei Carabinieri era pronto. Erano tutti appostati, sicuri che Andrea Bonafede – l’alias usato dal latitante Matteo Messina Denaro – si trovava all’interno della struttura per una seduta di cure oncologiche.

Scattata l’operazione, per il malavitoso non c’è stato nulla da fare. Il boss ha provato ad allontanarsi ma non ne ha avuto il tempo, e poi ha ammesso a un carabiniere: «Matteo Messina Denaro, l’ho detto. Sono Matteo Messina Denaro». Intorno alle 9.30 viene portato via e finisce la sua trentennale latitanza.

Il blitz e le fasi dell’operazione

Si è trattato di un blitz coordinato e pensato in pochissimo tempo: solo venerdì è infatti avvenuta la conferma della presenza alla seduta di chemio fissata da tempo. I pm a quel punto hanno atteso gli uomini del Gruppo intervento speciale e del Ros, provenienti da Roma.

Il procuratore della Repubblica di Palermo, Maurizio de Lucia, ha assicurato che si è trattato di un’accurata indagine interna, «senza pentiti o soffiate anonime».

Le informazioni vengono captate monitorando i parenti del boss. I pm a quel punto incrociano i dati: cercano un uomo di 60 anni, siciliano, malato oncologico. E scoprono che esiste un soggetto corrispondente: Andrea Bonafede. Nel proseguo delle indagini del Ros viene fuori l’appuntamento fissato per oggi dove erano in programma prelievi e seduta di chemioterapia.

«Abbiamo avuto solo il tempo di allertare il Gis – ha detto De Lucia – e non appena si è avuta conferma dell’accettazione è partito il blitz».