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Matteo Renzi all'assemblea PD: cos'ha detto e perché se ne parla

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E’ tornato a parlare all’assemblea nazionale PD, Matteo Renzi, e lo ha fatto fra applausi e contestazioni. L’ammissione della sconfitta. Matteo Renzi all’assemblea PD ha ammesso la sconfitta al referendum del 4 dicembre, proponendone un’analisi asciutta apprezzata anche dall’opposizione...

E’ tornato a parlare all’assemblea nazionale PD, Matteo Renzi, e lo ha fatto fra applausi e contestazioni. L’ammissione della sconfitta.

Matteo Renzi all’assemblea PD ha ammesso la sconfitta al referendum del 4 dicembre, proponendone un’analisi asciutta apprezzata anche dall’opposizione. L’appello a tenere unito il partito e il rilancio del Mattarellum come legge elettorale.

Ecco cos’ha detto Matteo Renzi all’assemblea nazionale del PD.

Ammissione di sconfitta: abbiamo straperso

Non è stata un semplice sconfitta. Al referendum “abbiamo straperso”, ha ammesso Matteo Renzi, “e chi fa giri pindarici per dire che abbiamo preso un sacco di voti dice la verità, ma non dice che il 41% è una sconfitta netta”. “Sognavo di prendere 13 milioni di voti”, ha proseguito il segretario PD, “ne abbiamo presi 13 e mezzo ma la straordinaria partecipazione ha portato a non far bastare quei 13 milioni e mezzo di voti”.

Ma la sconfitta non è stata colpa di una imprevista affluenza, e “l’errore principale non è nemmeno la personalizzazione”, “il mio errore è stato non aver capito che il valore del referendum era nella politicizzazione, non nella la personalizzazione. Ma allora il 41% è il partito più forte che c’è in Italia e l’unica speranza”.

L’ammissione della sconfitta, però, non toglie a Renzi l’orgoglio di quanto fatto, perché “era giusto provarci”, mentre “ora è giusto rimettersi in cammino non come singoli ma come comunità”. “Ho avuto voglia di mollare”, ha affermato l’ex presidente del Consiglio, “e non sarei umano se non lo dicessi, ma il patto tra noi è che nessuno qui ha il diritto di abbandonare il proprio posto di guardia come sentinella e riprendere il Paese”.

Il ruolo del PD secondo Matteo Renzi e l’attacco al M5S

Dalla sconfitta al rilancio del ruolo centrale del PD nella politica italiana, con una “prima regola” per un “nuovo corso”: “ascoltare di più, io per primo”. Il congresso, da questo punto di vista, non deve essere una “resa dei conti”, così da non farne “il luogo dello scontro del partito sulla pelle del Paese”.

Poi un duro attacco all’avversario principale del momento, cioè il Movimento 5 Stelle. “La politica”, ha detto Renzi, “non è l’indicazione delle cose che non vanno, l’urlo di chi dice no e non propone un’alternativa. Se si fa così politica, il Paese non va da nessuna parte, si blocca il Paese. Se per bloccare la corruzione si bloccano le Olimpiadi, si blocca la propria città. E forse per bloccare la corruzione bisognerebbe scegliere meglio i collaboratori”. “Agli amici di M5s potremmo proporre questo patto: smettete di dire bufale sul Web e noi non diremo la verità su di voi, e cioè che siete una azienda privata che firma contratti con gli amministratori. Lo diremo alle prossime elezioni”.

Infine il tema relativo alla legge elettorale, con la proposta di “andare a guardare le carte sull’unica proposta che ha la possibilità di passare in tempo breve, che ha visto vincere centrosinistra e centrodestra, ha visto vincere l’Ulivo di Prodi e porta il nome di Mattarella”.

Le repliche: Epifani, Cuperlo, Giachetti e una parola sdoganata in tutto il mondo

Al discorso di Renzi non sono mancate le repliche, prima fra tutti quella di Guglielmo Epifani, secondo il quale “sul Mattarellum tutto il PD si può ritrovare”. Più scettico Andrea Orlando, che solleva dubbi sul fatto che basti “rispolverare il modello di maggioritario muscolare” per abbandonare ogni sistema basato sul proporzionale puro.

Attacco diretto da parte di Gianni Cuperlo in vista del congresso del partito. “Esprimo solidarietà umana a Matteo Renzi”, ha detto Cuperlo, “ma con la stessa sincerità dico che serve una guida diversa al PD”.

Il più duro e esplicito è stato senz’altro Roberto Giachetti, che ha ammesso di considerare il Mattarellum “una legge straordinaria e importante”, ma ha rimarcato le sue perplessità riassumendole con un un’immagine: “mi sembra di trovarmi al gioco dell’oca”. “Quando leggo il novello Davide Roberto Speranza dire che è una sua proposta”, ha detto Giachetti, riferendosi a quando fu lui a proporre l’idea di ritornare al Mattarellum e incassò la bocciatura da parte del PD con Speranza capogruppo, “ho cercato parole ortodosse per dire cosa io penso. E penso: Roberto Speranza, hai la faccia come il culo. Quando avevi la possibilità di votare il Mattarellum alla Camera eri il capogruppo e hai detto no”.

Con Renzi con le mani nei capelli, alle dichiarazioni di Giachetti ha replicato subito il presidente del PD Matteo Orfini: “non avresti permesso quando dirigi l’aula della Camera di usare espressioni del genere”. “La parola culo”, ha replicato Giachetti, “è sdoganata in tutto il mondo. Ma ok, mi correggo: faccia di bronzo”.