> > Maturità 2022: nessuna sorpresa, ma ora su clima, web e post pandemia lascia...

Maturità 2022: nessuna sorpresa, ma ora su clima, web e post pandemia lasciamo (per davvero) la parola ai ragazzi

maturita 2022

Sarebbe bello poterli leggere, questi temi, e dare per una volta veramente voce ai più giovani senza mettere loro in bocca parole che il più delle volte sono le nostre.

Niente guerra in Ucraina. Il Ministero è venuto meno alle aspettative, ma solo fino a un certo punto, scegliendo di mettere alla prova i maturandi 2022 su tematiche di attualità come i cambiamenti climatici, le conseguenze della pandemia e l’iperconnessione a Internet.

Una scelta scontata, si potrebbe commentare. Forse una scelta “comoda”, per permettere ai ragazzi – i primi che dopo due anni si devono confrontare con le prove scritte all’esame di Stato – di non trovarsi completamente spaesati davanti a quel foglio bianco che fa tanta paura. E, se così fosse, sarebbe tutto sommato comprensibile: quello di oggi è uno step importante, un punto di rottura già così com’è, senza bisogno di aggiungere nient’altro.

Il Ministero ha voluto andare incontro ai ragazzi scegliendo di farli giocare su un campo – quello dei cambiamenti climatici, della pandemia e del web – che conoscono bene. Molto bene, per certi versi anche più degli adulti che sono chiamati a giudicarli. I ragazzi della generazione Z sono molto più sensibili alle tematiche ambientali, sono stati più pesantemente condizionati dagli effetti sociali del Covid e conoscono vantaggi e svantaggi della costante connessione alla rete molto più di noi che la maturità ce la siamo lasciata alle spalle da un pezzo.

I ragazzi che oggi si sono seduti al proprio banco per affrontare la prima delle prove di maturità sono gli stessi che scendono in piazza ai Fridays For Furure, che seguono i discorsi di Greta, che per la prima volta hanno sperimentato l’ansia di ricevere in eredità un pianeta distrutto; i primi ragazzi a mettere in dubbio il fatto di avere dei figli per ragioni ambientali, i primi ad aver capito davvero la gravità del problema e spesso gli unici a mettere in atto politiche, anche individuali, per invertire questa rotta.

Sono gli stessi ragazzi a cui il coronavirus ha rubato due anni di adolescenza, quel periodo magico e irripetibile che è un concentrato di entusiasmi e insicurezze; gli anni delle prime volte, delle grandi aspettative e altrettanto grandi delusioni, gli anni “delle immense compagnie” che per mesi e mesi si sono potute ritrovare solo su Zoom o dietro una mascherina.

E sono anche i ragazzi “del telefono sempre in mano”, detto da adulti col telefono sempre in mano per primi. Perché ormai l’iperconnessione – complice la pandemia – ha valicato i confini generazionali ed è diventata una questione sociale. Smettiamola di relegarla a una fetta della comunità: quella a cui più facilmente addossiamo i vizi, anche i nostri.

Sarebbe bello, per una volta, lasciare la parola a loro, ai ragazzi, ma farlo davvero. Sarebbe bello poterli leggere, questi temi, e dare per una volta veramente voce ai più giovani senza mettere loro in bocca parole che il più delle volte sono le nostre, con paure e speranze troppo adulte, restituendo un’immagine della generazione Z ancora troppo spesso cristallizzata in stereotipi fuori tempo massimo. Lasciamo che siano loro, per una volta, a indicarci la strada da percorrere. Ricordandoci di quando al loro posto c’eravamo noi: giovani, pieni di speranza e di quell’energia che solo i 18 anni e il miraggio della libertà post maturità sanno dare.