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Maya, la bambina senza gambe: dalle lattine alle protesi

Maya non avrà più bisogno delle lattine

Il padre ha costruito per lei delle protesi di fortuna con le lattine, ma ora la bambina potrà ricevere delle protesi vere.

Maya Merhi può dire addio alle lattine che fino a questo momento le hanno permesso di camminare. La bambina, divenuta uno dei simboli della sofferenza del popolo siriano, è arrivata in Turchia. Lì i medici hanno costruito per lei delle protesi artificiali. La piccola Maya non possiede arti inferiori completi a causa di una malattia congenita di cui soffre anche il padre.

Le lattine di Maya

Sono tante le immagini simbolo della guerra in Siria. Nella maggioranza dei casi, si tratta di foto di bambini in condizioni disumane. Grazie a Internet, gli scatti fanno il giro del mondo e testimoniano le difficoltà quotidiane che le popolazioni in guerra devono affrontare.

Uno di questi scatti ritrae la piccola Maya Merhi, otto anni. Lei e suo padre vivevano ad Aleppo, città che hanno dovuto abbandonare a causa del conflitto. Da lì sono giunti al campo di Idlib, dove Maya è stata immortalata mentre cammina aiutandosi con delle lattine come fossero delle protesi.

La piccola Maya

Maya non ha perso le gambe durante la guerra. È nata così, a causa di una malattia genetica di cui soffre anche il padre. Ma l’immagine di una bambina, avvolta nel velo colorato, che cammina sulla terra rossa della Siria su dei supporti di fortuna mostra come la guerra costringa ad arrangiarsi, a sfruttare il poco che è rimasto. È quanto ha dovuto fare il padre di Maya, Mohammad Merhi (34 anni), che ha costruito personalmente queste protesi di fortuna per permettere alla figlia di muoversi.

Per tutta la vita, Maya e il padre si sono mossi facendo leva principalmente sulle braccia. Ma Mohammad ha spiegato che una recente operazione aveva ulteriormente accorciato gli arti inferiori della bambina, rendendole difficile anche questo movimento. Maya trascorreva tutto il tempo seduta nella sua tenda. “Per farla uscire, ho pensato di fissare alle sue gambe dei tubi di plastica riempiti di materiale spugnoso, per attutire la pressione. Alla base ho aggiunto delle lattine di tonno perché sono più resistenti della plastica”, ha spiegato il padre.

Le nuove protesi

La foto della bambina è diventata virale. Le autorità turche hanno deciso di intervenire: hanno prelevato Maya e il padre dal campo siriano e li hanno portati a Istanbul, in un ospedale specializzato nella realizzazione di protesi. Mehmet Zeki Culcu, il medico che si occupa del caso, ha dichiarato che Maya camminerà presto: “Se Dio vuole, succederà in tre mesi“. Il dottore ha elogiato il padre di Maya per il suo coraggio e la sua inventiva: “Non possiamo di certo chiamare protesi quelle che la bambina ha adesso. È più che altro un sistema artigianale per permetterle di deambulare. Con l’energia della disperazione, senza mezzi, suo padre ha trasformato la sofferenza in speranza“.

I suoi sforzi non sono stati vani. Il dottor Culcu ha spiegato che, senza quelle lattine, la bambina non avrebbe appreso i movimenti necessari per camminare. Questo avrebbe reso molto più difficile per lei abituarsi alle nuove protesi.

Il dottor Culcu ha anche raccontato di essere stato contattato da numerose persone da tutto il mondo, desiderose di fare donazioni per supportare il costo economico delle cure di Maya. Ma il medico ha risposto che se ne occuperà personalmente.

Anche il padre riceverà delle vere protesi, ma ha voluto che i medici si concentrassero prima sulla bambina. “La cosa più importante è che possa camminare, in modo da essere autonoma. Mi piacerebbe che questo fosse l’inizio di una nuova vita per noi”, ha dichiarato Mohammad. “Sogno di vederla camminare e andare a scuola senza soffrire“.