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Melito, la camorra corrompe i voti: 18 misure fra cui il sindaco

Presunta e massiva infiltrazione camorristica nel comune di Melito

Terremoto giudiziario a Melito dove l'antimafia sostiene che la camorra corrompe i voti e apre un delicato fascicolo

Per l’antimafia della Campania dietro ci sarebbero i potenti Amato-Pagano ed a Melito la camorra corromperebbe i voti: 18 misure fra cui il sindaco Luciano Mottola, con lui a registro anche il presidente del Consiglio e due amministratori. Il popoloso centro dell’area metropolitana nord di Napoli è al centro di una inchiesta della Dia, la Direzione Investigativa Antimafia.

A Melito la camorra corrompe i voti

Inchiesta che ha condotto il gip all’emissione di misure contro 18 persone gravemente indiziate, a vario titolo, di scambio elettorale politico mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione di tipo mafioso, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa me tentata estorsione. Ci sono altri indagati noti: il coordinatore per Melito dell’azienda incaricata del servizio di igiene urbana, padre di un consigliere comunale già candidato sindaco alle elezioni dell’ottobre 2021. Quella a loro carico è una presunzione di reato che ovviamente andrà dimostrata in dibattimento. Ma cosa è accaduto?

L’interesse della criminalità organizzata

Il sindaco Mottola era stato eletto alle elezioni amministrative del 2021 e dopo un ballottaggio contro la sfidante Dominique Pellecchia. Le indagini hanno riguardato le sfere di interesse della criminalità organizzata “ad ingerirsi nelle elezioni del Sindaco e per il rinnovo del Consiglio Comunale di Melito di Napoli”. Il Gip ha ritenuto che, allo stato, dalle indagini siano emersi “gravi indizi sull’esistenza di un accordo già per il primo turno di votazioni, svoltosi il 3 e 4 ottobre 2021, tra esponenti della criminalità organizzata operante in quel territorio – clan Amato Pagano – ed alcuni rappresentanti della coalizione a sostegno del candidato sindaco Nunzio Marrone”.

La promessa dei camorristi e il prezzo

Quest’ultimo non è indagato ma alcuni suoi rappresentati avrebbero accettato la promessa dei camorristi di “procurare alla coalizione ed allo stesso candidato sindaco i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad esso legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni, in cambio dell’erogazione di somme di danaro e di altre utilità nonché della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione camorristica”.