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Mentre il paese è affetto da febbre da spread, dal 16 al 20 gennaio la Sicilia sarà paralizzata

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Il 15 ottobre 2011 doveva essere il giorno dell’occupazione pacifica di Roma ed è diventato agli occhi del mondo una delle più terribili giornate di guerriglia urbana degli ultimi anni. Adesso, una protesta compatta rischia di scuotere dal basso l’Italia. Il loro nome è “Forza d’Urto”, una sorta di cartello che intende riunire tutti gli interessati ad una protesta senza precedenti. La prima iniziativa è quella di bloccare le autostrade per 4 giorni in tutta la Sicilia, con la conseguente paralisi dei rifornimenti per tutte le attività commerciali. asfA confermare l’iniziativa, l’Aias con il loro presidente Giuseppe Richichi, il Movimento dei Forconi con il leader Mariano Ferro, rappresentanti del mondo della produzione agricola, dei pescatori, degli indignati e semplici cittadini. Una protesta che si sta già tentando di allargare al resto d’Italia tramite la cosidetta Operazione Convoy Ma non solo. A sostenere l’iniziativa ed attivarsi in tal senso si sono mobilitati tutti i collettivi di Occupy Italy ed Occupy Europe, il coordinamento europeo e nazionale che prima delle feste hanno dato vita a centinaia di occupazioni simboliche tra Italia e Europa. Una delle iniziative ha previsto una marcia pacifica da Nizza fino ad Atene ed in questi giorni è previsto l’arrivo a Roma, in attesa della seconda fase della marcia diretta verso la capitale greca.
Ma il fermento non si ferma. In queste ore il tam-tam su Internet coinvolge trasversalmente tutte le sigle sindacali, dei collettivi e di tutte le forze associative attive nel paese.
Il successo dell’iniziativa sta nel suo obiettivo: quasi tutto il trasporto delle merci in Italia avviene tramite il trasporto su gomma, una paralisi di soli quattro giorni in un luogo qualsiasi in Italia svuoterebbe i negozi presi d’assalto durante i saldi. Non solo, ma come hanno dimostrato le recenti manifestazioni della Fincantieri in tutta Italia, per paralizzare una città occorre un buon network, non necessariamente grandi numeri.
Ma qual è la motivazione alla base di questa enorme macchina che si sta per mettere in moto?
Si protesta per motivi diversi, dal prezzo della benzina che svuota il portafoglio alla mancanza di proposte concrete per il mondo del lavoro (promesse comunque dal governo Monti nella fase due), la volontà di bloccare Equitalia ed i suoi metodi brutali, la sfiducia delle banche che trattengono il credito e strozzano le imprese e la volontà, mai del tutto passata, di presentare il conto della crisi ai Parlamentari. Senza un’adeguato taglio degli stipendi e dei privilegi il dialogo tra il paese reale e la casta politica sarà impossibile. Una fase delicata di protesta trasversale con cui il governo Monti non aveva pensato di fare i conti ma che si troverà ad affrontare molto presto.