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Messico italiani scomparsi: ricercati 3 poliziotti

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Svolta importante sul caso dei tre italiani scomparsi in Messico. Tre poliziotti locali sono ricercati e accusati di averli fatti sparire

Nuovi sviluppi sul caso dei tre italiani scomparsi a Tecalitlan, in Messico. Tre agenti di polizia locali sono accusati non aver denunciato il loro arresto e di averli fatti forzatamente scomparire. Altri quattro agenti, fra cui figura anche una donna, sono stati messi in manette perché coinvolti nella vicenda. Non solo, hanno anche confessato di avere consegnato gli italiani a membri del crimine organizzato di Tecalitlan.

Italiani scomparsi poliziotti coinvolti

Si sta scavando sempre più a fondo sul caso dei tre italiani scomparsi di recente in Messico. Lo scenario che si propone è alquanto inquietante. Sono infatti coinvolti diversi poliziotti locali. Quattro agenti, tra cui vi è anche una donna, sono stati messi in manette perché coinvolti nella vicenda. Questi, hanno pure confessato di aver consegnato Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino ad esponenti del crimine organizzato.
Altri tre agenti sono ricercati. Innanzitutto, questi poliziotti non hanno denunciato l’arresto dei tre. Sono inoltre accusati di sparizione forzata di persone.

Secondo le autorità messicane, i tre italiani scomparsi erano a Tecalitlan per vendere generatori e altri utensili elettronici. Il figlio di Raffaele Russo ha affermato alla stampa che erano stati ceduti a gruppi criminali per 43 euro. Il registro nazionale delle persone scomparse in Messico afferma che nel 2017 sono sparite 2.917 persone nello stato di Jalisco, dove è situato Tecalitlan. In tutto il Messico gli individui scomparsi sono invece 33.153. Fra questi, 197 sono stranieri.

I parenti

Questo nuovo sviluppo conferma in parte quanto sospettato dalla famiglia. Non molto tempo dopo la loro scomparsa, i parenti dei tre italiani scomparsi a Tecalitlan si sono detti convinti che Antonio e Raffaele Russo e Vincenzo Cimmino si trovavani in carcere. A dare fondamento a questa loro convinzione è il fatto che avrebbero proprio avuto un contatto, risalente a quel 31 gennaio, con il commissariato locale. Hanno affermato: “La Farnesina deve insistere sulla pista che porta al commissariato di Tecalitlan dove, nel giorno della scomparsa, un’operatrice ci assicurò al telefono che erano in loro custodia”.
Gino Bergamé, portavoce della famiglia dei tre italiani scomparsi, aveva affermato che, fin’ora, le autorità locali non stanno contribuendo molto a risolvere il caso.
In un primo momento qualche famigliare aveva pensato di recarsi in Messico, ma proprio per questo, e per la grande spesa economica, si ha rinunciato. Quindi, ora tutto è nelle mani della Farnesina che deve assolutamente fare il possibile per risolvere il drammatico caso.

La Procura di Roma ha deciso di avviaere un fascicolo di indagine. Al sostituto Sergio Calaiocco è stata affidata l’indagine dal procuratore Giuseppe Pignatone. Il giornale Il Mattino ha diffuso l’audio dell’ultima telefonata dei due ragazzi. Nell’audio, i due affermano di essere stati avvicinati da una volante della Polizia messicana che avrebbe intimato loro di seguirli. Da quel momento nessuno li ha più sentiti. Alla famiglia, sul momento le autorità messicane non hanno fornito nessuna informazione, e neppure la polizia ha saputo giustificare il cambio di versione su quanto avvenuto realmente.