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Messico italiani scomparsi, chiesti all'Italia i precedenti

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Il Messico ha chiesto i precedenti penali dei sei italiani scomparsi. Lo ha annunciato la procura locale.

Le autorità messicane hanno chiesto i precedenti penali dei sei italiani scomparsi. Di tre di questi non si hanno più tracce a fine gennaio scorso. Uno di questi risulta essere stato arrestato tre anni fa nello stato sudorientale di Campeche. Il procuratore messicano Raul Sanchez Jimenez ha sottolineato che a tutta la polizia locale di Tecalitlan è stato chiesto di collaborare alle ricerche egli italiani scomparsi, e che le forze dell’ordine stanno garantendo la sicurezza. Sul caso sono indagati anche 33 agenti.

Italiani scomparsi precedenti penali

Le autorità del Messico hanno chiesto all’Italia i precedenti penali degli italiani scomparsi fin’ora nello stato del centro America. Si tratta in tutto di sei persone. Tre di queste seno sparite, sembrerebbe nel nulla, dalla fine di gennaio 2018. Si trattano de napoletani Raffaele Russo (60 anni), suo figlio Antonio Russo (25 anni) e suo nipote Vincenzo Cimmino (29 anni). Erano giunti a Tecalitlan per lavoro.
La procura messicana ha diffuso la notizia. Il procuratore Raul Sanchez Jimenez ha affermato: “Abbiamo chiesto i precedenti penali dall’Italia, sia degli scomparsi, sia delle tre persone che si trovavano con loro”. Uno degli italiani scomparsi risulta essere stato messo in manette circa tre anni fa all’interno dello stato sudorientale di Campeche.

Raul Sanchez Jimenez ha poi dichiarato che è stato chiesto a tutta la polizia locale di Tecalitlan di collaborare alle ricerche, e che le autorità messicane stanno garantendo la sicurezza nella città.
Il procuratore Raul Sanchez Jimenez ha anche affermato che ci sono 33 agenti di Tecalitlan che sono indagati riguardo al caso degli ultimi tre italiani scomparsi.

Tre italiani scomparsi forse carcerati

I parenti dei tre italiani scomparsi a Tecalitlan sono convinti che Antonio e Raffaele Russo e Vincenzo Cimmino si trovino in carcere. A dare fondamento a questa loro convinzione è il fatto che avrebbero proprio avuto un contatto, risalente a quel 31 gennaio, con il commissariato locale. Hanno affermato: “La Farnesina deve insistere sulla pista che porta al commissariato di Tecalitlan dove, nel giorno della scomparsa, un’operatrice ci assicurò al telefono che erano in loro custodia”.
Gino Bergamé, portavoce della famiglia dei tre italiani scomparsi, ha affermato che, fin’ora, le autorità locali non stanno contribuendo molto a risolvere il caso.

In un primo momento qualche famigliare aveva pensato di recarsi in Messico, ma proprio per questo, e per la grande spesa economica, si ha rinunciato. Quindi, ora tutto è nelle mani della Farnesina che deve assolutamente fare il possibile per risolvere il drammatico caso.
La Procura di Roma ha deciso di avviaere un fascicolo di indagine. Al momento non vi è ipotesi di reato. Al sostituto Sergio Calaiocco è stata affidata l’indagine dal procuratore Giuseppe Pignatone. Il giornale Il Mattino ha diffuso l’audio dell’ultima telefonata dei due ragazzi. Nell’audio, i due affermano di essere stati avvicinati da una volante della Polizia messicana che avrebbe intimato loro di seguirli.