> > Meteorite di Barcis: la misteriosa storia del suo ritrovamento

Meteorite di Barcis: la misteriosa storia del suo ritrovamento

meteorite

Ecco la strana storia del Meteorite di Barcis, scoperto per caso. Rimase a lungo un mistero anche per gli scienziati che lo analizzarono.

Molte scoperte avvengono per caso, ma quasi tutte sono il frutto dello spirito di osservazione e della capacità di valutazione delle persone. uesto vale anche per il ritrovamento del Meteorite di Barcis.

Erano gli anni del boom italiano dell’energia elettrica. Le provincie di Belluno e di Pordenone erano interessate da grandi progetti per la costruzione di dighe e centrali idroelettriche. Proprio nella zona di confine tra le due città che si stava costruendo la diga del Vajont, all’epoca la più grande d’Europa. La diga diventerà purtroppo famosa per il disastro che provocherà la morte di duemila persone. Nel 1950, alcuni anni prima, erano iniziati i lavori per la costruzione di un’altra diga in Val Cellina, vicino alla valle del Vajont.

Una delle molte imprese coinvolte nei lavori di costruzione della diga era la Monti di Auronzo di Cadore (Belluno). Il 10 gennaio del 1951 veniva assunto presso il cantiere il giovane Umberto Brancaleone di Taibon Agordino, uno dei tantissimi operai che lavoravano all’opera. Era uno degli ultimi arrivati, forse proprio per questo con una grande voglia di conoscere, capire e imparare. Umberto era abituato a osservare e ragionare su tutto quello che vedeva e sentiva.

La scoperta del Meteorite di Barcis

Negli ultimi mesi del 1953 si stava lavorando alla costruzione della circonvallazione del bacino. In uno di quei giorni, mentre stava consumando il pasto alla mensa del cantiere, Umberto sentì raccontare che un operaio alcuni giorni prima aveva fermato il mezzo. Infatti erano comparsi nello scavo due sassi con un colore strano. Tali sassi, una volta tirati fuori, avevano anche un peso insolito, molto più grande dei sassi normali.

I sassi erano talmente particolari che vennero depositati a lato dello scavo. Uno era grande e molto pesante, una volta sollevato e scaricato dalla ruspa era stato fatto rotolare con molta fatica. Incuriosito dal racconto, Umberto andò a controllare di persona il ritrovamento. Scoprì in realtà che i sassi presenti erano tre, di dimensioni diverse. Il più grande era molto pesante, tanto da non riuscire a sollevarlo da terra. Uno più piccolo pesava circa 3 kg mentre il terzo circa 5-6 kg.

Tornato a Taibon per il fine settimana alcune settimane dopo, Umberto trovò al bar il suo amico Sergio Moretti. Gli raccontò di queste 3 curiose pietre, scure e pesanti, ritrovate nel cantiere della diga di Barcis. Moretti ne intuì subito l’importanza e coinvolse anche Giovanni Della Lucia. Nacque allora una discussione su cosa potessero essere queste 3 pietre. Data la loro pesantezza, si fecero tante ipotesi sui possibili componenti. Si parlò ad esempio di ferro, piombo o mercurio. Al termine della discussione, Giovanni Della Lucia convinse Umberto a portare a casa una di quelle pietre, così da farla analizzare.

Umberto, convinto dell’importanza della scoperta, tornò in cantiere con l’intento di portare a casa il sasso medio. Non considerò però che il suo unico mezzo di trasporto era la bicicletta. Inoltre ben più di 80 chilometri lo separavano da Taibon Agordino. Il viaggio non fu certo tranquillo: oltre alla fatica fisica, ci si mette di mezzo anche una foratura vicino Cimolais. Avendo solo una camera d’ aria di riserva, Umberto decise di alleggerire il trasporto lasciando per il momento il sasso nei pressi di una casa.

Lo studio del meteorite e le conclusioni degli esperti

Una volta portato il sasso a Giovanni Della Lucia, questi cercò di tagliarlo in due pezzi, al fine di poterne analizzare la struttura interna. L’ingegner Carlo Piva e il geologo Ervino Milli offrirono a Giovanni Della Lucia il loro aiuto insieme alle attrezzature necessarie. La pietra venne quindi montata sulla macchina tagliatrice, ma dopo poco l’operazione di taglio si interruppe a causa del consumo dell’utensile tagliente. Piva diede così disposizioni per l’acquisto a Belluno di nuovi speciali seghetti per il taglio di pietre di particolare durezza. Dopo l’acquisto, però, anche la seconda operazione di taglio portò allo stesso risultato. La pietra non venne tagliata in nessun modo.

La speciale pietra venne così sottoposta a ulteriori analisi. Alla fine degli anni Settanta anche l’Università di Perugia si interessò della pietra di Barcis e chiese di poterla studiare presso la propria sede. Da tempo c’è chi mette in dubbio l’origine extraterrestre della pietra. Matteo Chinellato, noto collezionista di meteoriti veneziano, la definisce infatti una pseudometeorite. Grazie a un rapporto di collaborazione con il CNR IDPI di Milano, nel 2005 un frammento della pietra è stato prelevato e studiato. Nel 2008 i risultati dello studio sono stati pubblicati, confermando che il sasso ritrovato nel 1953 è una vera meteorite. Attualmente la “Meteorite di Barcis” è conservata nel museo Mineralogico Paleontologico dell’Istituto Minerario di Agordo.