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Mi rifaccio il trullo: commedia intelligente, con un occhio ai problemi del sud

Mi rifaccio il trullo

Il re del Mudù, mitico show televisivo, alias Uccio De Santis, alla sua seconda esperienza sul grande schermo, realizza un prodotto fresco e gradevole, che non può che suscitare commenti positivi. “Mi rifaccio il trullo” di Vito Cea, con soggetto e sceneggiatura di Antonio De Santis, è una c...

Il re del Mudù, mitico show televisivo, alias Uccio De Santis, alla sua seconda esperienza sul grande schermo, realizza un prodotto fresco e gradevole, che non può che suscitare commenti positivi.
“Mi rifaccio il trullo” di Vito Cea, con soggetto e sceneggiatura di Antonio De Santis, è una commedia frizzante, godibile, che consente di trascorrere un’ora e trenta con simpatia e tranquillità. E’ la storia di Michele Modugno, di professione muratore, che vive in un trullo in un immaginario paese della Puglia (Canneto) insieme alla madre, il genero e la sorella. La sua vita scorre tranquilla finchè non scopre che un altro piccolo trullo di sua proprietà, situato vicino al mare, e che affitta ai turisti per brevi periodi per cercare di raggranellare un po’ di soldi e ripianare un debito con la banca, è stato rubato o meglio privato del tipico “cono”, che contraddistingue la famosa struttura.
Da qui iniziano una serie di problemi, primo fra tutti quello di dover trovare una sistemazione alternativa per la turista di turno, che invece di essere l’anziana signora che ha prenotato la vacanza si scopre essere un’avvenente manager milanese, con capello alla moda e tacchi vertiginosi (la bravissima Lorena Cacciatore), destinata a fare breccia nell’animo del protagonista.
La pellicola scorre senza sforzo, lasciandoci immergere nei colori e nei profumi del nostro sud, complice la splendida fotografia del nostro mare e delle nostre campagne.
Un tema attualissimo quello trattato da De Santis sia pure con tono leggero, quello cioè del furto dei trulli da parte dei settentrionali che si appropriano dei nostri tesori per “reimpiantarli” nei loro regni ombrosi, dominati dal cemento e dallo smog. Un riferimento quindi alla Puglia depredata e alle sue recenti problematiche, tutto trattato sempre con garbo, con un umorismo che se pure strizza l’occhio allo stile di Zalone, anche lui fedele alle sue origini pugliesi, pare essere meno strombazzato ma forse proprio per questo più aderente alla realtà. Meno battute ad effetto, zero volgarità, più sorrisi che risate, insomma, ma la sceneggiatura convince, la storia anche e c’è pure un piccolo richiamo all’importanza dei valori della terra e al divario di mentalità fra nord e sud però senza strafare.