Roma, 14 ott. (Adnkronos) – Con l'ufficializzazione della nomina di Francesco Spano a nuovo capo di gabinetto del ministro della Cultura Alessandro Giuli, cresce il malumore all'interno di Fratelli d'Italia. Nel mirino di una frangia del partito il passato di Spano, che nel 2017 sotto il governo Gentiloni lasciò la guida dell'Unar (l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) dopo un servizio de 'Le Iene' che dava conto di un finanziamento di oltre 50mila euro a un'associazione Lgbtq – di cui lo stesso Spano sarebbe stato socio – accusata di organizzare serate a sfondo sessuale nei propri circoli. Nessuno, all'interno di Fdi, si espone in chiaro per esternare la propria sorpresa e il proprio malcontento verso il profilo designato da Giuli in sostituzione del capo di gabinetto silurato, Francesco Gilioli. Ma a taccuini chiusi c'è chi non si tira indietro.
"Quella del ministro è una scelta fiduciaria", si limita a osservare con l'Adnkronos un parlamentare di Fratelli d'Italia di lungo corso, ricordando la lunga collaborazione di Spano con Giuli alla Fondazione Maxxi in qualità di segretario generale. I malumori nell'ambiente, fuori e dentro al partito, spiega la fonte, "sono legati al fatto che lo stesso Spano è stato oggetto di un'interrogazione presentata dalla presidente Meloni" nella quale veniva chiesta a gran voce la chiusura dell'Unar. Ma Meloni non è stata l'unica in Fdi a occuparsi della questione Unar tramite atti di sindacato ispettivo.
Risale al 20 febbraio 2017 il post con cui la premier invocava "oggi stesso" la chiusura dell'Ufficio antidiscriminazioni. "L'Italia – scriveva l'allora esponente dell'opposizione – non ha alcun bisogno di un 'ufficio' che con una mano finanzia un'associazione gay nei cui circoli si consumerebbero rapporti sessuali a pagamento e con l'altra scrive lettere ai parlamentari per censurare il loro pensiero. Non un euro in più delle tasse degli italiani deve essere buttato per pagare lo stipendio a dei signori, come il direttore dell'Unar Spano, che in evidente conflitto d'interessi assegnano decine di migliaia di euro di soldi pubblici ad associazioni di cui sono soci". Il 20 luglio dello stesso anno l'attuale capogruppo di Fdi al Senato Lucio Malan tornava sul caso Unar sempre con un'interrogazione, chiedendo "quali iniziative il governo intenda adottare affinché l'Unar si occupi di quanto previsto dalla legge e non di altro; se in particolare risulti se l'Unar cesserà di orientare in prevalenza il proprio operato a sostegno degli interessi delle associazioni Lgbt a discapito delle svariate e reali forme di discriminazione che affliggono la società italiana".
Malan chiedeva di sapere inoltre "quali criteri l'Unar adotterà per garantire trasparenza sull'operato delle associazioni che finanzia" e se "il prossimo direttore dell'Unar (…) sarà un altro personaggio imposto dall'associazionismo gay o se sarà finalmente una persona capace di svolgere adeguatamente il proprio ruolo, combattendo le discriminazioni menzionate nella legge e comunque rappresenti le varie componenti della società, incluse le associazioni delle famiglie e dei genitori".
L'Adnkronos ha contattato Malan per un commento sulla vicenda Spano ma il presidente dei senatori meloniani si è trincerato dietro un laconico "no comment". Come lui anche altri esponenti di Fdi vicini al mondo "Pro Vita" hanno declinato commenti. Intanto l'associazione "Pro Vita & Famiglia" rincara la dose dopo il via ibera alla nomina voluta da Giuli: "La promozione di Francesco Spano a capo di gabinetto del ministro della Cultura Alessandro Giuli – attacca il portavoce della onlus, Jacopo Coghe – è un'indecenza politica che tradisce il patto di coerenza tra la maggioranza di governo e gli elettori, che non hanno votato Fratelli d'Italia per veder tornare in un ruolo chiave un funzionario di area Pd travolto dallo scandalo dei finanziamenti alle associazioni Lgbt quando era direttore dell'Unar".
"Gli elettori di centrodestra sono furiosi per questa incoerenza", prosegue Coghe citando a titolo di esempio "la sfilza di commenti critici sui social network" e la petizione che "Pro Vita & Famiglia" aveva lanciato contro la nomina di Spano, "che in poche ore ha raccolto quasi 15.000 firme". "Anche fonti interne di Fdi – aggiunge il portavoce dell'associazione – ci hanno confidato il loro sconcerto per l'avallo della premier su questa vicenda".