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Micio torturato con la colla: la storia del gattino

Micio torturato con la colla: la storia del gattino

Siamo in Germania e la storia è quella di un micio di appena 4 settimane completamente ricoperto di colla. Fortunatamente, la vicenda ha un lieto fine.

Sono ormai veterani del mestiere, i lavoratori del ricovero per animali di Colonia, in Germania. Ma ciò che vi stiamo per raccontare, è stato, per loro, un vero e proprio shock. Presso la struttura è stato portato un micio di appena 4 settimane. E lo stato in cui si trova è, a dir poco, allarmante. La piccola bestiola è totalmente ricoperta di colla. E le zampe ne sono così impregnate che si ritrovano ad essere addirittura attaccate alla musetto. Il cucciolo versa in condizioni assolutamente critiche. A causa della colla stessa, la pelle non respira.

Intervento e ripresa

I veterinari, i quali hanno deciso di chiamare il gattino Mino, lo hanno sottoposto a un’anestesia al fine di poter separare le zampe dalle guance. Perchè pensare di rasare il pelo, in queste terribili condizioni, risulterebbe del tutto impossibile. Ma con molta pazienza e grazie all’utilizzo di olio e shampoo per bambini, sono riusciti ad ammorbidirlo e a liberare Mino dall’insidia che lo torturava. Subito dopo, una delle impiegate del centro ha deciso di portare il micino a casa per prendersene cura durante la convalescenza.

Mino, col trascorrere dei giorni, ha ritrovato parte del suo aspetto, nonostante non sia ancora completamente fuori pericolo. Per sicurezza, viene sottoposto a controlli periodici, perché le sostanze tossiche che la colla contiene potrebbero essere penetrate nel corpo. Ma ciò di cui il cucciolo ha bisogno, ora, è soprattutto riposo e affetto. Riprendersi dal trauma non sarà facile. Il rifugio per animali che lo ha accolto, comunque, ha espresso l’intenzione di sporgere denuncia per crudeltà contro l’animale. Perchè non si può lasciare che un atto così disumano rimanga impunito.

Animali torturati: un fenomeno da debellare

La crudeltà fisica nei confronti degli animali è stata collocato, nel 1987, all’interno dei sintomi che indicano disordine della condotta nella persona umana. In Italia, tale fenomeno è sempre stato sottovalutato. Solo nel 2010, si sono recepite le direttive europee in materia. Ad oggi, la legge 544 del Codice Penale prevede, infatti, che chiunque, per mera crudeltà e senza necessità alcuna, causi lesioni a un animale è punito con la reclusione da 3 mesi a 1 anno. Oppure con una multa che può andare dai 3.000 ai 15.000 euro. La pena, chiaramente, aumenta della metà se l’animale muore.

Cosa si deve fare quando si vuole segnalare un caso di maltrattamento? La Polizia di Stato spiega che chiunque, sia privato cittadino che un’associazione, può rivolgersi a un organo di Polizia Giudiziaria, quali Polizia di Stato, Carabinieri, Vigili Urbani, Guardia di Finanza o Corpo Forestale, segnalando uno dei casi di illeciti previsti dalla nuova legge. E soprattutto richiedendo un intervento per accertare il reato e impedire che questo possa venire ulteriormente perpetrato. Presso molti comuni italiani, inoltre, è stato anche istituito lo Sportello per i diritti degli animali, aperto al pubblico per dare informazioni e ricevere segnalazioni.

Infine, c’è la LAV, la Lega Antivivisezione. Chiunque può chiamare al numero telefonico 06.4461325. Verranno fornite risposte e sostegno alle segnalazioni di maltrattamenti dichiarate. Gli aggiornamenti sulle iniziative in corso sono solitamente disponibili sul sito www.infolav.org, mentre gli aggiornamenti normativi sul sito www.reteambiente.it.