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Migranti, Corte Ue boccia ricorsi contro relocation

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La Corte Ue ha bocciato i ricorsi di Slovacchia e Ungheria contro la relocation. Ad oggi ci sono stati 27.400 ricollocamenti. L'Italia si è schierata a favore della relocation.

Ricorso contro relocation respinto ricorso

La Corte di giustizia Ue ha respinto i ricorsi di Slovacchia e Ungheria contro le relocation dei richiedenti asilo da Italia e Grecia. Nella sentenza i giudici spiegano che “il meccanismo contribuisce effettivamente e in modo proporzionato a far sì che la Grecia e l’Italia possano far fronte alle conseguenze della crisi migratoria del 2015“.

La relocation è un provvedimento in risposta alla crisi migratoria che ha colpito l’Europa nell’estate di due anni fa. Il Consiglio Ue ha deciso i ricollocamenti per sostenere l’Italia e la Grecia nella situazione dell’afflusso ingente di migranti.

27.400 ricollocamenti

Nel luglio scorso, Bruxelles aveva avviato la seconda parte della procedura di infrazione per le nazioni di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. Queste, non hanno rispettato gli oneri inerenti al ricollocamento. Secondo gli ultimi dati aggiornati, i ricollocamenti in tutto sono stati 27.400. Di questi, oltre 19mila dalla Grecia e oltre 8mila dal nostro Paese. In qualsiasi caso, sottolineano a Bruxelles, i profughi delle nazionalità candidabili alle relocation, arrivati fino al 31 settembre, in Grecia e Italia, dovranno essere trasferiti negli altri Stati membri. Questo fino a completamento, anche oltre la scadenza di settembre.

Il ricorso e le motivazioni di Slovacchia e Ungheria

Slovacchia e Ungheria, nel 2015, in Consiglio avevano votato a sfavore della misura temporanea, come Repubblica Ceca e Romania. In seguito avevano domandato poi alla Corte di giustizia il suo annullamento. Questo sia per motivi intesi a dimostrare che la sua adozione era viziata da errori di ordine procedurale o legati alla scelta di una base giuridica non appropriata, sia perché non adatta a rispondere alla crisi migratoria, né essenziale a tal fine. Nel procedimento davanti alla Corte, la Polonia è intervenuta a sostegno della Slovacchia e dell’Ungheria, mentre Belgio, Germania, Grecia, Francia, Italia, Lussemburgo, Svezia e la Commissione europea sono intervenuti a favore del Consiglio Ue. Con la sua sentenza di oggi, la Corte ha respinto integralmente i ricorsi proposti da Slovacchia e Ungheria.

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Dichiarazioni di Avramopoulos e Tajani

“La Corte di giustizia Ue ha confermato la validità dello schema dei ricollocamenti. È tempo di lavorare nell’unità e attuare in pieno la solidarietà”, commenta il commissario Ue Dimitris Avramopoulos, su Twitter,

“La solidarietà non è a senso unico. Ora bisogna andare avanti con i ricollocamenti e con le procedure d’infrazione” avviate, anche in seguito alle pressioni dell’Europarlamento, “contro chi non rispetta la decisione della Commissione”. Così il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha commentato la sentenza con cui la Corte Ue ha respinto i ricorsi presentati da Slovacchia e Ungheria. “Siamo soddisfatti. Non avevamo mai avuto dubbi” sulla validità della decisione presa a Bruxelles.

Una situazione delicatissima

Il tema e la situazione sono delicatissimi, tanto più in periodi elettorali. Si rischia una pericolosa divisione tra Est e Ovest dell’Europa. Nei giorni scorsi, il premier ungherese Viktor Orban ha chiesto un aiuto economico europeo, finalizzato alla costruzione di un muro al confine con la Serbia. Ma il presidente dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker gli ha risposto e ricordato che la solidarietà è una strada a due sensi. L’Ungheria dovrebbe accogliere 1.294 rifugiati. Ma fin’ora non ne ha accolto nemmeno uno.