> > Migranti, Guardia costiera: "Ong operano con nostro controllo"

Migranti, Guardia costiera: "Ong operano con nostro controllo"

migranti

Sui migranti interviene il comandante generale della Guardia Costiera, Ammiraglio Vincenzo Melone che parla in Commissione Difesa del Senato.

L’Ong è un’organizzazione non governativa senza fini di lucro indipendente dagli stati e dalle organizzazioni governative internazionali e s’interessa dei migranti. Viene finanziata normalmente grazie alle donazioni e sono volontari coloro che ci lavorano.

I soccorsi portati ai migranti sono un obbligo per chiunque venga a conoscenza dei pericoli che potrebbero presentarsi. Situazione, questa, valida anche per le acque territoriali libiche. Il comandante generale della Guardia Costiera Vincenzo Melone ha spiegato, in Commissione Difesa del Senato: La Libia non ha mai dichiarato l’area Sar (search and rescue ovvero ricerca e soccorso, ndr). Al termine dell’area di responsabilità italiana è come ci fosse un buco nero. Non sappiamo chi debba intervenire ma pensiamo che sia responsabilità di tutti farlo, ovvero prestare soccorso e condurre le persone salvate in luogo sicuro”.

Lo stesso Melone ha quindi proseguito dicendo che: “L’area Sar italiana a questo punto si estende dagli oltre 500 mila chilometri quadrati rispetto a quanto previsto dagli accordi fino a un milione e centomila chilometri quadrati. In pratica mezzo mediterraneo”.

Il comandante generale della Guardia Costiera spiega quindi come: “Le unità navali a nostra disposizione non hanno la possibilità di operare sull’intera area e quindi chiediamo che chiunque navighi nelle vicinanze di un evento Sar possa intervenire”.

Sulle navi della Ong Vincenzo Melone ha così commentato: “Le loro imbarcazioni operano sotto il nostro controllo nell’attività di ricerca e soccorso. Questo avviene solo in circostanze di soccorso, ogni altra cosa si verifichi al di fuori di esse non ha alcuna rilevanza per ciò che concerne l’attività Sar”.

Sempre il comandante generale della Guardia Costiera ha pure escluso che i soccorsi in prossimità delle acque territoriali libiche possano aiutare i trafficanti. Questa la sua conclusione: “Bisogna intervenire sulla terraferma perché è li che si sviluppa questa malattia e non in mezzo al mare”.

Questa situazione sicuramente sarà sviluppata anche nelle prossime giornate per trovare una giusta soluzione ad un problema molto serio che interessa migliaia di persone che giornalmente attraversano il mare mediterraneo per approdare sulle coste italiane.