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Migranti, torturati e violentati in Libia: la sentenza della Corte d’Assise di Milano

Disperati

La Corte d’Assise di Milano ha condannato per la prima volta un trafficante di migranti, che si sarebbe reso responsabile di numerose violenze (anche sessuali), torture e omicidi.

Sentenza storica

La sentenza

Per la prima volta un tribunale italiano riconosce le violenze perpetrate sui migranti nei campi profughi o più propriamente di detenzione in Libia. Parliamo della Corte d’Assise di Milano che ha emesso la sentenza in base alle testimonianze proprio di alcuni migranti arrivati da lì sui barconi nel nostro Paese. E’ stato quindi ritenuto colpevole il presunto scafista Osman Matammud, un cittadino somalo di 22 anni a cui sono state attribuite numerose torture nel campo libico di Bani Walid.

Ha compiuto violenze e omicidi sui migranti

Le accuse per lui sono di sequestro di persona a scopo di estorsione ai danni di centinaia di suoi connazionali, omicidi e numerose violenze sessuali. E’ stato inoltre condannato all’isolamento diurno per 3 anni e al pagamento di una somma di 850 mila euro alle parti civili, la maggior parte delle quali sue vittime.

Nel processo si era costituita parte civile anche l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), che attraverso i suoi avvocati ha espresso la propria soddisfazione perché finalmente la “verità giudiziaria” si è “allineata alla verità dei fatti” da tanto tempo denunciatati anche dall’ONU, sulle torture e sulle violenze anche di tipo sessuale, che vengono consumate sui migranti durante i cosiddetti viaggi della speranza verso le nostre coste. “E’ ora più che necessaria una svolta nelle politiche migratorie dell’Italia”, hanno aggiunto i legali dell’Asgi.

Le violenze

Prima di arrivare in Italia

I racconti dei sopravvissuti sono davvero agghiaccianti e includono l’omicidio di loro compagni di viaggio, dopo essere stati torturati, perché le loro famiglie in patria non potevano permettersi di pagare ai trafficanti tutta la traversata. Inoltre i loro cadaveri venivano esposti agli altri a mo’ di monito, in puro “stile” dittatoriale e mafioso.

La posizione dell’Italia e dell’Unione europea

Minniti

Il processo si è celebrato in Italia su richiesta del Ministero della Giustizia, in accordo con l’Unione europea, dato quel dramma ci coinvolge direttamente. Tuttavia Asgi ha sottolineato che “La scelta dell’Italia e dell’Ue di esternalizzare la gestione delle migrazioni e del diritto di asilo le rende corresponsabili delle condizioni inumane e delle torture che avvengono in Libia”. Perciò lo scorso 28 settembre il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks (foto sotto, ndr) ha interpellato il Ministro degli Interni Marco Minniti, facendo presente che “l’azione dell’Italia in acque di competenza libica, ne configura comunque la responsabilità internazionale per violazione degli obblighi derivanti dalla Cedu, Corte europea per i diritti umani”.

Preoccupato

Anche l’Asgi si è rivolta a Minniti per il rispetto di questi ultimi, garantendo ai migranti assistenza sul mare, favorendo l’ingresso dei migranti per lavoro o per ottenere protezione, non proseguendo gli accordi per il rimpatrio con i Paesi in cui non vige il rispetto della persona e che quindi non rispettano le leggi internazionali a riguardo – la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo e a quella di Ginevra sul riconoscimento dello status di rifugiato”.