> > Milleproroghe, maggioranza spaccata sul tetto al contante che viene modificato

Milleproroghe, maggioranza spaccata sul tetto al contante che viene modificato

L'emiciclo della Camera

Cosa è successo in commissione sul Decreto legge Milleproroghe, con la maggioranza di governo spaccata sul tetto al contante che viene modificato

Decreto Milleproroghe e prove tecniche di nuova compattezza del litigioso centrodestra almeno sui singoli temi, con la maggioranza di governo spaccata sul tetto al contante che viene modificato e che segna una battuta d’arresto per la linea “omogenea” dell’esecutivo. Il tutto con le “truppe” di Giorgia Meloni che fanno la differenza. 

Maggioranza spaccata sul tetto al contante: cosa cambia, anzi cosa non è cambiato per un altro anno

Il risultato tecnico è che quel tetto non sarà fissato più ad un massimo di mille euro dal primo gennaio del 2022 ma toccherà i duemila fino allo stesso giorno del 2023. Insomma, nel bel mezzo dell’esame degli emendamenti al dl Milleproroghe in commissione alla Camera arriva un dato politico: la maggioranza di governo è andata sotto grazie ai voti del centrodestra che l’avrebbe spuntata per un solo voto

Lega e Forza Italia trovano la sponda della Meloni e fanno passare la modifica per un solo voto

Come è andata? La Lega e Forza Italia hanno votato con Fratelli d’Italia una retromarcia sul contante. Il relativo tetto che dal primo gennaio era stato abbassato a mille euro, torna per un anno a duemila euro. La modifica con cui il governo è andato sotto sposta infatti l’entrata in vigore della soglia più bassa dal primo gennaio 2022 al primo gennaio 2023. E attenzione, quella modifica-siluro per l’esecutivo Draghi è passata per un solo voto ed ovviamente con il parere contrario del governo. 

Governo sotto altre tre volte: su Ilva, graduatorie della scuola e test sugli animali

Governo che nelle ore notturne sarebbe andato sotto addirittura quattro volte: sul già citato tetto del contante, sull’emendamento che prevede il dietrofront sull’Ilva, sulle norme in ordine alle graduatorie della scuola e sui test sugli animali. Pd e Lega poi se le sarebbero date come fabbri sul tema della giustizia recentemente finito in agenda della Consulta nel suo ambito referendario.