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Minacce di morte sul web al premier Meloni, indagato a Perugia un uomo di 45 anni

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Il premier Giorgia Meloni è stato oggetto di minacce di morte sul web: per i post minatori, è indagato un uomo di 45 anni a Perugia.

Sul web, hanno fatto capolino raccapriccianti minacce di morte indirizzate al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per i post minatori, è attualmente indagato un 45enne di Perugia.

Minacce di morte sul web al premier Meloni, indagato a Perugia un uomo di 45 anni

Un uomo di 45 anni è indagato a Perugia per minacce di morte sul web al premier Giorgia Meloni. Su disposizione della procura del capoluogo umbro, il personale della Digos della Questura di Perugia e del Centro di sicurezza Cibernetica della Polizia Postale ha dato esecuzione a un decreto di perquisizione personale, domiciliare e informaticanei confronti del 45enne. Il soggetto, di nazionalità italiana, è accusato dei reati di oltraggio e minaccia verso il Presidente del Consiglio dei ministri. I reati sarebbero stati compiuti tramite l’account social dell’uomo.

Tramite il suo profilo, infatti, l’indagato ha condiviso frasi estremamente offensive e minatorie contro il premier, condividendo anche sulla propria bacheca il post pubblicato da un’altra persona. Il post in questione faceva riferimento all’intenzione del Governo di apportare modifiche alla normativa sul reddito di cittadinanza, minacciando di morte Meloni e sua figlia.

Monitoraggio e identificazione

I fatti sono stati scoperti nell’ambito dell’attività di monitoraggio condotta sul web dal personale specializzato della Polizia Postale di Perugia e della Digos. A seguito del monitoraggio, si è proceduto a identificare il titolare dell’account incriminato che si è scoperto essere un soggetto già noto alle forze dell’ordine per aver postato post minacciosi contro esponenti del mondo della politica in passato.

Dopo aver effettuato la perquisizione, le autorità hanno individuato altri messaggi minatori non solo indirizzati al premier ma anche rivolti ad altri parlamentari. Contestualmente, sono stati posti sotto sequestro i dispositivi informatici usati per commettere i reati. I dispositivi verranno sottoposti ad accertamenti più approfonditi.