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Ministro Poletti, polemica sui giovani, Manuel Poletti: ecco cos'è successo

GIULIANO POLETTI facebook

Al centro delle polemiche per le sue affermazioni sui giovani, il ministro Poletti è sotto attacco. Un figlio nelle cooperative e una mozione di sfiducia. Negli ultimi si parla molto del ministro Poletti e della polemica sui 100 mila giovani italiani che hanno dovuto lasciare il nostro Paese in ce...

Al centro delle polemiche per le sue affermazioni sui giovani, il ministro Poletti è sotto attacco. Un figlio nelle cooperative e una mozione di sfiducia.

Negli ultimi si parla molto del ministro Poletti e della polemica sui 100 mila giovani italiani che hanno dovuto lasciare il nostro Paese in cerca di un futuro. Alcune persone è meglio non averle fra i piedi, in sintesi l’affermazione incriminata del ministro.

Oltre alle immediate polemiche e alla rettifica, nelle ultime ore ci sono state alcune novità. Al Senato è stata presentata una mozione di sfiducia contro il ministro Poletti e, nel frattempo, sono state diffuse alcune notizie sul figlio di quest’ultimo, Manuel.

Cos’ha detto il ministro Poletti

Le dichiarazioni al centro delle polemiche sono state rilasciate dal ministro Poletti pochi giorni fa nel corso di un colloquio con alcuni giornalisti a Fano. Alla notizia che 100 mila giovani se ne sono andati dall’Italia, Poletti ha commentato affermando che, comunque, “ce ne sono 60 milioni (di giovani, ndr) qui: sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei ‘pistola’. Permettetemi di contestare questa tesi”.

Fin qui tutto bene, o quasi, poi l’affondo. “Conosco gente che è andata via”, ha proseguito il ministro Poletti, “e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”. In altre parole: 100 mila giovani via dall’Italia? meglio così, meglio non averli tra i piedi.

Un’opportunità per fare esperienza

Il primo aggiustamento è arrivato già a Fano, quando Poletti ha chiarito che “è bene che i nostri giovani abbiano l’opportunità di andare in giro per l’Europa e per il mondo”, perché per loro “è un’opportunità di fare la loro esperienza”. Il problema è che “debbono anche avere la possibilità di tornare nel nostro Paese, dobbiamo offrire loro l’opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare”.

I primi commenti

Uno dei primi a replicare al ministro è stato Pippo Civati, secondo il quale, “visto che i giovani hanno votato in massa no al referendum costituzionale, la linea di Poletti è quella di fargliela pagare con dichiarazioni insulse e rancorose, di bassissimo profilo trattandosi di un ministro della Repubblica”.

Le parole del ministro sono state definite “offensive e arroganti” dalla leghista Barbara Saltamartini, mentre Stefano Fassina ha invocato in modo esplicito le “dimissioni” di Poletti.

Duro il commento di Luigi Di Maio, che ha parlato di “giovani umiliati da voucher e insultati da Poletti”. Al “vada via lui, non i giovani”, rivolto da Di Maio al ministro Poletti, si è unito anche Niki Vendola, che ha affermato che “andrebbe bene se ci togliessimo Poletti dai piedi”.

La rettifica da parte del ministro

Al crescere delle polemiche sulle affermazioni del ministro, da quest’ultimo è arrivata la rettifica. “Mi sono espresso male”, l’ammissione, “e me ne scuso: non mi sono mai sognato di pensare che è un bene per l’Italia il fatto che dei giovani se ne vadano all’estero”, “penso, semplicemente, che non è giusto affermare che a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri”.

Mozione di sfiducia al Senato

Alcuni senatori hanno presentato ieri una mozione di sfiducia contro il ministro Poletti. Fra i firmatari ci sono esponenti del Movimento 5 Stelle, della Lega, di Sinistra Italiana e del Gruppo Misto. Poletti, si legge nei documenti presentati, “ha nelle ultime settimane dato riprova di un comportamento totalmente inadeguato al suo ruolo, esprimendosi in più di un’occasione con un linguaggio discutibile e opinioni del tutto inaccettabili”.

L’attacco ‘social’ al ministro Poletti e a suo figlio

Il quadro si è completato con una polemica innescata sui social e che ha per oggetto il figlio del ministro Poletti. Secondo il Fatto Quotidiano, Manuel Poletti sarebbe un giornalista e, al momento, direttore del settimanale SetteSereQui, edito nella provincia di Ravenna. Il giornale sarebbe di proprietà della cooperativa Media Romagna, di cui Manuel Poletti sarebbe presidente, e che, negli ultimi tre anni, avrebbe ricevuto più di mezzo milione di contributi pubblici a fronte di una tiratura di circa 5 mila copie.

Caro ministro, è facile parlare di lavoro e disprezzare i giovani che emigrano quando tuo figlio campa grazie ai soldi pubblici: questo il succo di molti commenti apparsi in rete nelle ultime ore.

In molti hanno poi rincarato la dose affermando anche che Manuel Poletti non sarebbe nemmeno laureato – cosa che stonerebbe con una sua appartenenza all’ordine dei giornalisti – e andando al contempo a ripescare un’altra famosa uscita del padre, quando a Verona affermò che “prendere una laurea con 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21”. Manuel Poletti, a quanto pare, di anni ne ha 42, mentre suo padre è uno dei non pochi ministri dell’attuale (e passato) governo che non ha una laurea.

La chiosa è un’osservazione fatta, fra gli altri, dall’Huffington Post: Manuel Poletti lavora con successo nel mondo delle cooperative emiliane, proprio un ambito in cui il padre ha rivestito ruoli di una certa importanza, essendo stato dal 2002 al 2014 presidente nazionale di Legacoop, ovvero dell’associazione di tutte le cooperative operanti sul territorio nazionale.

Esposto in Procura per verificare la regolarità dei contributi pubblici a Poletti jr

L’ultima notizia riguardo a questa vicenda è relativa alla presentazione di un esposto “Procura e alla Guardia di Finanza per verificare la regolarità dei contributi all’editoria concessi a Poletti jr con suo padre nel ruolo di ministro”. Ad annunciarlo è stata Samantha Gardin, segretario della Lega della provincia di Ravenna.

“E’ evidente”, ha spiegato l’esponente leghista, “che sulla vicenda si deve andare a fondo. Per questo motivo nei prossimi giorni ci muoveremo per presentare un esposto in Procura e far luce sull’effettiva regolarità nella procedura di assegnazione ed erogazione del contributo nonché sull’assenza di qualsiasi interferenza nel processo valutativo”.