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Minorenne vende le sue foto sexy sui social: il guadagno da 2500 al mese

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Un ragazza minorenne della provincia di Padova vendeva foto hot sui social, arrivando a gudagnare fino a 2500 euro al mese. Il fenomeno del cyberbullismo è un continuo aumento.

Minorenne vendeva foto hot sui social

2.500 euro al mese. Era quanto riusciva a guadagnare, tra contanti e ricariche telefoniche, una ragazzina di 16 anni, residente nella provincia di Padova, che postava e poi vendeva le proprie foto sui social. La minorenne utilizzava lo smarthphone soprattutto di notte, mentre i genitori dormivano; scattava foto pornografiche delle sue parti intime e poi le divulgava facendosi pagare. Un “lavoro” estremamente remunerativo per la ragazzina, che vendeva i propri scatti a qualsiasi fascia d’età, ragazzini ma anche uomini adulti. Sul caso ora stanno indagando i carabinieri.

Cyberbullismo, un fenomeno in crescita

La storia è emersa durante un ciclo di incontri su cyberbullismo e legalità, organizzati dal Lions club di Padova San Pelagio e dall’Arma dei carabinieri, che nel corso dell’anno scolastico che si è appena concluso ha coinvolto 1500 alunni di 13 scuole della provincia di Padova, di età compresa fra il quarto anno delle elementari ed il secondo delle scuole superiori.

Nel corso di questi incontri è stato evidenziato anche il caso di una ragazzina esclusa dai compagni e costretta a trasferirsi in un’altra scuola dopo che per tutto il giorno aveva dovuto girare con un post-it diffamatorio sulla schiena, nell’indifferenza degli insegnati.

Il fenomeno del cyberbullismo è in aumento. Gli esperti affermano che la situazione è resa ancora più difficoltosa dal fatto che i testimoni non intervengono e i presidi delle scuole spesso, quando prendono provvedimenti, trovano subito i genitori degli studenti coinvolti a fare da scudo ai loro figli e chiedere il ricorso. Un atteggiamento sbagliato, perchè anche se non si è complici, si autorizza i responsabili a continuare, dandogli coraggio e facendogli magari compiere azioni ancora più crudeli.

Varata una nuova legge per contrastare il fenomeno del cyberbullismo

Anche la politica si è mossa, per cercare di porre un freno al fenomeno dilagante del cyberbullismo. Il 18 giugno scorso è entrata in vigore una legge che cerca di controllare maggiormente il diffondersi di informazioni sul web e di coinvolgere le scuole nel contrastare le molestie online. Secondo la legge appena entrata in vigore, i minori di 14 anni vittime di cyberbullismo o i genitori possono chiedere al sito internet o al titolare del social di bloccare, rimuovere ed oscurare i contenuti diffusi indebitamente in rete. Se questa cosa non avviene nel giro di 48 ore è possibile rivolgersi al Garante della privacy. In ogni scuola verrà poi introdotto un referente per coordinare tutte le iniziative contro il cyberbullismo. Il preside dal canto suo dovrà prontamente informare i genitori della vittima e prendere provvedimenti adeguati.

Una legge che è entrata in vigore grazie alla tenacia della senatrice Elena Ferrara, che ha sposato la causa dei genitori di Carolina Picchio, la studentessa di Novara che nel gennaio del 2013 si è tolta la vita lanciandosi dalla finestra dopo che alcuni mesi prima un gruppo di ragazzi, dopo averla fatta bere, aveva mimato atti sessuali nei suoi confronti e diffuso i video su una chat di Whatsapp.

Il bullismo nasce da insicurezza e bisogno di apparire

Nella maggior parte i bulli sono giovani insicuri che rispondono ad un bisogno di autoaffermazione che cercano conferme nel mondo virtuale. Spesso il bullo è un autore inconsapevole, in primis della portata delle sue azioni e delle relative conseguenze. Ecco perchè l’azione educativa della scuola e della famiglia diventa fondamentale.

Chi compie reati di cyberbullismo sarà soggetto alle sanzioni già presenti nel nostro ordinamento giuridico, per stalking, diffamazione, furto d’identità e diffusione di materiale pedo-pornografico. I ragazzi devono imparare il valore e il disvalore di certe condotte, ma anche l’atteggiamento sbagliato del silenzio, del far finta di non aver visto. L’obiettivo è quello di sviluppare il più possibile una coscienza critica e insegnare ad avere un rapporto “etico” con il mondo del web e dei social.