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Minorenni violentano una ragazza disabile: condannati

stupro disabile

I fatti sono avvenuti a Milano nel 2016. I giovani avevano filmato le loro violenze.

Avevano stuprato in gruppo, e in più occasioni, una ragazza con problemi psicologici e lievemente disabile. Per due volte, avevano filmato la violenza e condiviso il video in una chat. Il Gup Natalia Imarisio ha condannato uno dei giovani, maggiorenne nel 2016 e ora ventenne, a 7 anni di carcere con il rito abbreviato. Sempre il Gup ha stabilito un risarcimento provvisionale di 25.000 euro a favore della vittima. Il pm Stefano Ammendola, che ha curato l’indagine, aveva chiesto una pena di sei anni di detenzione per il ventenne, accusato di violenza sessuale di gruppo, produzione e detenzione di materiale pedopornografico. La Procura di Milano ha inoltre chiuso le indagini sui complici del ventenne, sette ragazzi minorenni all’epoca dei fatti, chiedendo il rinvio a giudizio.

La vicenda

Il crimine è stato consumato nell’estate del 2016, a Milano. La ragazzina, psicologicamente fragile e con un lieve ritardo mentale, è caduta in depressione dopo la violenza subita. Ma ha trovato il coraggio di raccontare la triste vicenda alla sorella e alla madre, poi a un’educatrice. Una volta a conoscenza dei fatti, le donne si sono subito rivolte al centro antiviolenza della clinica Mangiagalli. Prima di essere stata stuprata, la giovane era felice di aver trovato degli amici. Dopo la denuncia in Procura, i ragazzi hanno provato a minimizzare l’accaduto: “Non l’abbiamo mica legata!” dicevano tra loro, intercettati.

I dati

Se il 33% delle donne è vittima di abusi sessuali, spesso a causa di parenti, la percentuale aumenta quanto si tratta di donne con disabilità (40%). Solo il 10% denuncia. Per fornire assistenza psicologica e sanitaria, sono diversi i centri antiviolenza presenti sul territorio nazionale. Uno di questi è il centro di Milano Mangiagalli, cui si sono rivolti i parenti della giovane vittima di Milano. Il servizio di emergenza è attivo dal 1996, quando il reato di violenza sessuale passa, a livello legislativo, da reato contro la pubblica morale a reato contro la persona. Il centro è il primo servizio pubblico italiano di supporto sanitario, psicologico e sociale nei confronti di persone vittime di violenza, anche domestica. Inoltre, è prevista anche una consulenza legale gratuita a sostegno delle donne che si presentano nella clinica. Il fatto che la clinica operi all’interno di una struttura ospedaliera è, in un certo senso, un valore aggiunto. Come ha spiegato al Corriere della Sera la dottoressa Alessandra Kustermann (ginecologa della Mangiagalli), l’ospedale è in grado di intercettare quelle donne che non andrebbero mai spontaneamente in un centro antiviolenza. Occorre ricordare che una donna su tre non denuncia le aggressioni, psicologiche o fisiche, subite. “Chi si rivolge ai Centri antiviolenza- ha spiegato Kustermann-ha già fatto un pezzo di percorso, mentre i medici del Pronto Soccorso vedono un altro tipo di donne che subiscono violenza, meno consapevoli, e non è detto che abbiano già raggiunto la motivazione sufficiente per iniziare un percorso di uscita dalla situazione violenta”.