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Miracolo San Gennaro: il sangue nelle ampolle si è sciolto

Miracolo di San Gennaro

Il sangue di San Gennaro si è sciolto nuovamente. La città di Napoli è in festa per il suo Santo Patrono e per il miracolo che si è ripetuto.

Si è compiuto nuovamente il miracolo di San Gennaro. L’annuncio dello scioglimento è stato dato alle 10:08 ma il cardinale Crescenzio Sepe ha rivelato che il sangue del Santo era già liquefatto all’apertura della cassaforte. Quando il sangue è rimasto allo stato solido Napoli fu colpita dal colera e dal terremoto.

Sciolto il sangue di San Gennaro

Dopo la paura per il terremoto di questa notte, con epicentro a Pozzuoli, Napoli ha tirato un sospiro di sollievo. “Il sangue si è sciolto” ha annunciato infatti alle ore 10.08 il cardinale Crescenzio Sepe, custodite nel Duomo della città partenopea. Il miracolo di San Gennaro si è quindi ripetuto, come dimostra il sangue sciolto nell’ampolla sopra l’altare. L’arcivescovo di Napoli ha spiegato in realtà che all’apertura della cassaforte il sangue del Santo era già liquefatto.

Il miracolo di San Gennaro avviene tre volte l’anno. Nel primo sabato di maggio quando il reliquiario e le ampolle vengono portati in processione. Poi il 19 settembre, ricorrenza della decapitazione di San Gennaro. In questo caso, il sangue rimane sciolto per otto giorni durante i quali i fedeli sono ammessi a vedere la reliquia e a baciarla, con un prelato che muove l’ampolla per far constatare la liquidità. Infine il 16 dicembre, in memoria dell’eruzione del Vesuvio nel 1631, bloccata dopo le invocazioni al Santo.

Quello del 19 settembre è però sicuramente il miracolo più sentito per i napoletani, perché avviene nel giorno in cui si celebra il Patrono di Napoli. Il non scioglimento del sangue di San Gennaro, infatti, è sinonimo di sciagure, come a voler indicare che la città non è più protetta dal Santo. Successe così nel 1973 quando il sangue rimase allo stato solido e Napoli fu colpita da un’epidemia di colera. Ugualmente nel 1980, anno in cui un terremoto ha distrutto l’Irpinia.