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Mobilità: 69% italiani pensa a auto 'green', ma mancano colonnine

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Milano, 5 apr. (askanews) - La transizione verso la nuova mobilità sostenibile si riflette nelle abitudini dei consumatori. In Italia il 69% di chi è intenzionato a comprare un'auto pensa a motorizzazioni "green" alternative (ibrido puro 27%, alla spina 19%, elettrico 10%, alimentazioni bifuel 1...

Milano, 5 apr. (askanews) – La transizione verso la nuova mobilità sostenibile si riflette nelle abitudini dei consumatori. In Italia il 69% di chi è intenzionato a comprare un’auto pensa a motorizzazioni “green” alternative (ibrido puro 27%, alla spina 19%, elettrico 10%, alimentazioni bifuel 13%), al diesel e al

benzina che calano dall’83% al 31%. E quanto emerge dal report “The Future of Automotive Mobility” di Arthur D. Little, basato su 8.500 intervistati in 13 paesi che vede il mercato dell’auto globale in crescita del 2% l’anno per arrivare intorno ai 100 milioni di veicoli entro il 2030.

A frenare la crescita dell’elettrico in Italia è la mancanza dicolonnine: oggi il 55% delle ricariche viene fatta a casa. Per soddisfare la domanda, l’infrastruttura in Italia dovrebbe crescere di 10 volte e arrivare a 130mila colonnine entro il 2030. Per farlo servono investimenti e una politica industriale,

spiega Saverio Caldani, managing partner di Arthur D. Little Italia che giovedì ha organizzato una tavola rotonda per presentare il rapporto con diversi protagonisti del settore, cui parteciperà anche il viceministro del Mise, Alessandra Todde. “Io spero – afferma Caldani – che sia venuto il momento buono per cui a livello istituzionale siano dati dei chiari indicatori ad esempio per la rete, per le infrastrutture della rete elettrica. Ad oggi l’Italia si è mossa sicuramente non in modo istituzionalizzato e coerente. Credo che questo sia un tema molto importante”.

La crisi Covid ha riportato in primo piano il tema dell’auto di proprietà, ma per tutelare l’ambiente il 65% degli intervistati si è detto disposto a rinunciare in tutto o in parte all’auto (19% pronto a rinunciare all’auto, 19% alla seconda vettura, 27% ci sta pensando). Crescono intanto sharing e servizi di mobilità

alternativa come ci spiega Fabrizio Arena, partner Automotive di Arthur D. Little: “Il dato che che dal mio punto di vista è più interessante è che se confrontiamo questi dati dello studio 2020-2021 con la precedente del 2018 questa percentuale appunto che oggi è dell’85% solo tre anni fa era a malapena del 26%”.

Un tema critico invece per i costruttori riguarda la loyalty dei clienti che a causa dell’offerta limitata di modelli elettrici sono pronti ad abbandonare i brand preferiti. E in agguato ci sono marchi cinesi come Nio e Xpeng con prodotti di qualità pronti a inserirsi nel mercato europeo facendo leva sulla forza di un mercato interno più ricettivo del nostro verso le novità come elettrico, guida autonoma e acquisti online (70%, la metà in Europa). In Italia inoltre sono sempre meno i clienti disposti a pagare di più per l’elettrico (dal 56% al 35%, -40%), mentre più della metà (56%), sarebbe disponibile a fare l’acquisto a parità

di prezzo. “La nostra ricerca e con riferimento al mercato italiano parla di rischio del 51% per cento per i brand premium e del 42% per cento dei volumi per per i brand invece generalisti quindi insomma la Cina comincia a diventare una realtà importante a cui bisogna guardare con grandissima attenzione”, spiega Arena.

La concorrenza cinese e i trend emersi nel report saranno discussi nell’evento organizzato da Arthur D. Little il 15 aprile che vuole essere anche un’occasione per individuare le strategie per sostenere la trasformazione del settore. “Vorremmo essere – conclude Caldani – uno stimolatore di un pensiero o anche facilitatori di qualche piccola risposta o decisione che si può prendere perché no anche a livello istituzionale”.