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Mogadiscio, attacco kamikaze: 25 persone morte nell'impatto

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25 persone sono morte e altre 15 sono rimaste ferite con un attacco kamikaze contro una scuola di polizia a Mogadiscio, in Somalia.

Più di 25 persone sono morte e altre 15 sono rimaste ferite con un attacco kamikaze lanciato contro una scuola di polizia a Mogadiscio, in Somalia. Viene reso noto dai media locali, sottolineando che l’attentatore suicida si è infiltrato travestito da poliziotto, facendosi esplodere durante l’addestramento. L’attacco è avvenuto infatti durante un addestramento. Secondo le autorità, dietro l’attacco ci sarebbe il gruppo jihadista Al Shabaab, indicando che la maggior parte delle vittime sono agenti.

Attacco in Somalia

Almeno 25 persone sono morte, e altre 15 sono rimaste ferite, in un attacco kamikaze contro una scuola di polizia nella capitale della Somalia, Mogadiscio. Secondo quanto viene riportato dai media locali, la maggior parte delle vittime sono agenti. L’attacco è avvenuto infatti durante un addestramento. L’azione è stata rivendicata dal gruppo terroristico Al Shaba. Secondo quanto viene riferito da Al Jazeera, un attentatore suicida si sarebbe infiltrato tra gli agenti di polizia vestito anche lui da militare, facendosi esplodere durante l’addestramento del mattino.

Kamikaze, la storia

L’esercito giapponese non ebbe alcuna remora nel reclutare volontari per le missioni kamikaze. Difatti, ci fu il triplo di volontari rispetto agli aerei disponibili. Dunque, i piloti esperti erano scartati, in quanto venivano impiegati in ruoli difensivi e di insegnamento. I piloti erano molto giovani, avevano circa 20 anni ed erano studenti di scienze all’università. Le motivazioni a spingere un ragazzo così giovane ad abbracciare una situazione al limite umano era dovuta perlopiù dal patriottismo ma anche da voler dimostrare quanto si è speciali col grande desiderio di portare onore alle proprie famiglie.

A quanto si tramanda nella leggenda i giovani piloti delle missioni kamikaze solitamente volano a sud-ovest dal Giappone proprio sopra il monte Kaimon alto 922 metri. La montagna è anche denominata “Satsuma Fuji” – indicando una montagna bella simmetricamente, come il Monte Fuji, ma situata nella regione di Satsuma -.

I piloti delle missioni suicide salutavano la montagna a sud del Giappone mentre erano in aria, dicendo addio al proprio paese.I residenti dell’isola di Kikakjima ad est di Amami Oshima riferiscono che i piloti delle missioni suicide lanciavano fiordalisi dall’aria mentre partivano per la loro missione kamikaze.

C’erano cerimonie in onore dei piloti, immediatamente prima della partenza delle missioni kamikaze, nelle quali si dicevano preghiere. Tali rituali aiutavano ad attirare numerosi ragazzi aspiranti piloti proprio perché si sentivano importanti e onorati da cotanta sacralità. I kamikaze giapponesi indossavano la nota bandana bianca con dei motivi patriottici disegnati, denominata hachimaki.

Nel momento in cui il Giappone iniziò ad essere soggetto al bombardamento strategico da parte dei bombardieri B-29 l’esercito giapponese tentò di usare dei veri e propri attacchi suicidi contro questa minaccia.Il B-29 possedeva un formidabile armamentario difensivo, gli attacchi suicidi contro questo tipo di aeroplano richiedevano un’abilità di volo considerevole per avere successo. Questo era contrario allo scopo basilare di utilizzare piloti sacrificabili e portare i piloti abili a balzare fuori prima dell’impatto. Ciò risultava essere inefficace causando spesso la morte di persone che calcolavano male il tempo di uscita.